Istat ha pubblicato i dati sulla povertà in Italia nel 2023 e la situazione è sempre drammatica e lo è maggiormente tra le famiglie immigrate: in condizione di povertà assoluta poco più di 2,2 milioni di famiglie (8,4% sul totale delle famiglie residenti, valore stabile rispetto al 2022) e quasi 5,7 milioni di individui (9,7% sul totale degli individui residenti, come nell’anno precedente). L’incidenza della povertà assoluta fra le famiglie con almeno uno straniero è pari al 30,4%, si ferma invece al 6,3% per le famiglie composte solamente da italiani.
Una povertà sempre più diffusa tra i minori unita alla difficoltà o impossibilità di andare a scuola e ricevere un’istruzione adeguata e dunque di essere esclusi socialmente e cadere nelle mani della malavita. Sono alcune delle principali cause del coinvolgimento e sfruttamento di bambini e bambine nel lavoro minorile spesso nascosto anche dall’alibi “danno una mano in famiglia”. Un problema sempre più evidente che si può combattere e sradicare agendo su più livelli: con incisive politiche e interventi di riduzione della povertà, assicurando adeguata protezione ai minori vittime di sfruttamento lavorativo, garantendo ai minori costretti a lavorare accesso a un’educazione flessibile e gratuita che permetta loro di affrancarsi dalla condizione di sfruttamento e di costruirsi un futuro diverso.
La povertà è spesso la causa principale del lavoro dei minori ed è chiaro come molti giovani siano costretti a lavorare per contribuire al loro sostegno e a quello della propria famiglia. L’impossibilità di accedere a un’istruzione scolastica adeguata spesso porta anche molte ragazze e ragazzi a svolgere lavori molto umili, anche perché il sistema educativo non è di qualità e in grado di dare risposte alle loro necessità di sopravvivenza. L’impreparazione degli insegnanti è un ulteriore fattore che contribuisce a far sì che i ragazzi e le loro famiglie considerino il lavoro una valida alternativa all’educazione.
È assolutamente necessario rendere i sistemi scolastici flessibili, accessibili e gratuiti, in modo da consentire ai ragazzi di essere messi nelle condizioni di frequentare la scuola e, grazie all’istruzione, di costruirsi una prospettiva di vita diversa e migliore.
Anche in Italia vi sono bambini e adolescenti coinvolti in gravi forme di lavoro coatto, come la tratta a scopo di sfruttamento sessuale o spaccio di stupefacenti e per tanti minori, purtroppo, il lavoro può trasformarsi in una forma vera e propria di schiavitù e a tutela di questi bambini è necessario prima di tutto perseguire coloro che li sfruttano. Quindi, promuovere e prevedere programmi di protezione, recupero e riabilitazione che diano aiuto e supporto ai minori che sono sfruttati e ridotti in schiavitù.
L’Italia, in particolare, ha adottato nel 2020 quanto previsto dalla Convenzione Ilo 182 contro le peggiori forme di sfruttamento del lavoro minorile. Dovremmo essere in grado di monitorare e agire e garantire l’accesso a un’educazione flessibile e gratuita che li aiuti ad affrancarsi da queste situazioni. La povertà delle famiglie poi registra sacrifici e rinunce sul fronte dei consumi: con una riduzione del consumo di carne e pesce (-16,9%, con uno spostamento anche verso il consumo di tagli e qualità meno costosi e meno pregiati); una ricerca sempre più assidua di offerte, sconti, acquisti di prodotti prossimi alla scadenza (abitudine adottata dal 49% dei cittadini); un aumento degli acquisti presso i discount (+11,9%). A questo si aggiunge la rinuncia alle cure: secondo il recente rapporto dalla Fondazione Gimbe, sono 4,5 milioni gli italiani costretti a tale rinuncia, di questi circa 2,5 milioni rinunciano per motivi economici.
Soprattutto per i minori, le condizioni materiali creano una frattura così profonda nella nostra società e un inasprimento ulteriore delle diseguaglianze sociali: è indispensabile mettere il tema della povertà minorile al centro del dibattito pubblico e delle attenzioni di Governo e Parlamento. Due proposte ragionevoli sono un Fondo per il contrasto della povertà alimentare dei bambini e delle bambine, destinato ai Comuni che utilizzano risorse del proprio bilancio, per consentire l’accesso gratuito al servizio mensa agli studenti della scuola primaria appartenenti a famiglie in condizioni di difficoltà economiche. È cruciale, inoltre, che i congedi di paternità siano garantiti ed estesi ad almeno tre mesi, per arrivare poi a cinque, come i congedi di maternità, a tutti i lavoratori, non solo dipendenti. Cruciale come l’Assegno unico e universale, incrementato ed esteso nella misura del 50% a tutti i minori tra 0 e 3 anni, a prescindere dal numero di figli presenti nel nucleo familiare.
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