Un pozzo artesiano, come quello situato a Vermicino in cui il piccolo Alfredino Rampi cadde accidentalmente nel 1981, è un pozzo naturalmente effluente. Ciò significa che non sono necessarie pompe meccaniche sommerse per portare le acque sotterranee in superficie. Esse tendono da sé a risalire, zampillando. Le caratteristiche tipiche di queste strutture sono profondità elevata e larghezza ridotta. È proprio per questo motivo che le operazioni di soccorso del bambino furono estremamente difficili.
L’utilizzo di questo genere di pozzo artesiano è molto antico e in base a quanto emerso dalle ricostruzioni storiche, pare che il primo sia stato usato da un gruppo di monaci nel 1126: il nome “pozzo artesiano” fa riferimento alla Regione di Artois, a Nord della Francia. È qui che spesso si creano facilmente delle riserve d’acqua simili, in virtù della presenza di un suolo ricco di argille: in condizioni favorevoli, le falde artesiane sono preferite a quelle freatiche, perché garantiscono una maggiore purezza e potabilità dell’acqua.
Cos’è e a cosa serve un pozzo artesiano e perché si costruisce
Il pozzo artesiano in cui cadde Alfredino Rampi era ancora in fase di costruzione e per questo motivo non ben coperto: una volta complete, invece, queste strutture presentano una sezione circolare capace di far fluire in modo omogeneo l’acqua all’interno del condotto. Ciò in genere avviene con l’aiuto di strutture di acciaio, l’approvvigionamento avviene poi attraverso un rubinetto con valvola.
La soluzione in questione ai tempi era molto utilizzata per l’approvvigionamento idrico di quelle abitazioni di campagna che erano isolate e dunque non potevano essere raggiunte dall’acquedotto, inoltre, a usufruirne erano anche quelle zone dove la rete idrica soffriva di frequenti carenze, soprattutto in estate. Erano queste le condizioni che si erano verificate anche a Vermicino: il pozzo artesiano in questione tuttavia non sarebbe mai stato usato da nessuno in virtù della tragedia avvenuta al suo interno.