Il giallo del capodanno di Rosazza, dove Luca Campana è rimasto ferito per un colpo di pistola partito dall’arma del deputato di Fratelli d’Italia, Emanuele Pozzolo, sospeso dal partito, si infittisce. Le analisi del Ris di Parma sulle tracce di Dna ritrovate sull’arma hanno portato all’individuazione della terza persona che ha avuto per le mani la North American Arms LR22. Il terzo Dna appartiene a Maverick Morello, figlio di Pablito Morello, caposcorta del sottosegretario Antonio Delmastro. Gli inquirenti non sono sorpresi, visto che il figlio del caposcorta era stato sentito dopo il secondo interrogatorio del padre ed era stato lui stesso ad ammettere che aveva preso l’arma dopo lo sparo, consegnandola al padre per metterla in sicurezza.



I fatti risalgono alla notte dello scorso capodanno, quando a Rosazza si stava svolgendo il veglione. Alla festa si è presentato Pozzolo, che non era tra gli invitati. Poco dopo dalla sua pistola è partito il colpo che ha ferito il genero del caposcorta. Dunque, Maverick Morello ha fornito la sua versione agli inquirenti. «C’ero anch’io in quella stanza, dopo lo sparo ho preso la pistola appoggiata sul tavolo e l’ho consegnata nella mani di mio papà». Inoltre, ha spiegato di aver preso l’arma dal tavolo «perché così nessuno si sarebbe fatto male. L’ho data a mio papà che l’ha sistemata su di una mensola, mettendola in sicurezza». Ma il figlio del caposcorta non è riuscito a chiarire l’esatta dinamica dell’accaduto. «In quel momento (dello sparo, ndr) non stavo guardando. Ho sentito, subito prima, dire la frase: “Ma allora la pistola è vera?”. Dopo che è successo il fatto ho visto Pozzolo da solo. Era seduto immobile».



CASO POZZOLO, ATTESE LE ANALISI BALISTICHE

A gettare nuova luce sulle indagini potrebbero essere le analisi balistiche ordinate dalla procura di Biella, che vuole l’esatta ricostruzione della dinamica di quanto accaduto quella notte. Ma ora è chiaro che a sparare deve essere stata una delle tre persone che hanno toccato la pistola: Emanuele Pozzolo, sulle cui dita sono stati trovate importanti quantità di polvere da sparo, ma che sostiene di non averlo fatto; il caposcorta di Antonio Delmastro o suo figlio. Al momento l’unico indagato è Pozzolo, accusato di lesioni colpose, accensioni pericolose, omessa custodia della pistola e porto illegale di arma da fuoco in luogo pubblico o aperto al pubblico. Attualmente la ricostruzione più precisa è quella fornita dall’avvocato Luca Zani, consigliere comunale di Biella sempre per Fratelli d’Italia.



Ha riferito che «Pozzolo aveva la pistola in mano, ed era solo. Solo dopo si è avvicinato il capo scorta. Io stavo raccogliendo gli ultimi bicchieri dai tavoli e, di sfuggita, ho notato che quell’oggetto, che pensavo essere un accendino, era rivolto proprio nella direzione in cui ci trovavamo io e Luca Campana, l’operaio ferito. Per questo mi sono spostato. Poi ho sentito lo sparo». Zani ha spiegato che in quel momento era in cucina. «Ma non posso assolutamente dire con certezza che l’arma fosse impugnata dall’onorevole Pozzolo». Dopo lo sparo, il testimone ha raccontato che «Campana è venuto in cucina urlando: “Mi hanno sparato”. “Ma vah”, ho detto io “sarà un botto”. E lui ha ripetuto: “No, ti giuro, mi hanno sparato con un proiettile”. A quel punto l’ho aiutato a togliersi i pantaloni e ho visto la ferita», invece «Pozzolo era sotto shock».