Peter Praet, esperto della Banca Centrale Europea (la BCE) che non fa più parte del Comitato esecutivo dal 2019, ha recentemente rilasciato un’intervista con il quotidiano tedesco Die Welt. Parlando dell’attuale situazione economica europea, ha cercato di dare una spiegazione alla scelta, ormai comune, dell’ente bancario europeo di alzare i tassi d’interesse, spiegando inoltre che “nessuno lo sa, ma può ancora salire al quattro per cento quest’anno”.
La domanda, secondo l’esperto Praet, dovrebbe essere, piuttosto, quanto a lungo il tasso rimarrà al 4%. Ha poi spiegato che “l’inflazione rimane un problema persistente” e la ragione sta soprattutto nel fatto che “l’economia è molto più resistente del previsto, ma anche perché i governi stanno spendendo di più“. Parla, invece, preoccupato, del fatto che “i mercati stanno ancora sottovalutando il rischio di un ulteriore aumento dei tassi”, che Peter Praet, in fin dei conti, auspicherebbe. Si dice, infatti, “preoccupato dalla politica fiscale allentata e dalla corsa alla spesa dei politici”, perché originariamente l’idea doveva essere quella che “i governi tagliassero le spese all’inizio dell’anno” invece che ampliarle come è stato fatto più o meno ovunque in Europa.
Praet: “Putin vorrebbe la distruzione economica dell’Europa”
In generale, insomma, Peter Praet ritiene che i tassi d’interesse della BCE potrebbero ancora crescere molto rispetto all’attuale 2,5%, arrivando fino ad un massimo di 4. In merito alle spese dei governi, infatti, ritiene che se le spese aumentano, è importante “fare dei tagli altrove. I politici non vogliono danneggiare nessuno e questo non facilita il lavoro della BCE. Ciò che mi preoccupa è il modo in cui i governi si indebitano senza quasi mai trattenersi“.
L’obiettivo attuale della BCE, secondo Praet, è aumentare “i tassi di interesse con cautela e quindi rallentare l’economia in modo relativamente dolce. L’indebolimento dell’economia farà sì che l’inflazione diminuisca e quindi anche i tassi di interesse potranno scendere”. L’unico errore, ritiene, sorgerebbe solo se “la BCE alzasse i tassi troppo rapidamente, innescando una grave recessione nell’area dell’euro”. In gioco, infatti, secondo Praet ci sono anche le “conseguenze delle sue politiche sull’inflazione e sulla crescita in tempi di guerra. Putin sta solo aspettando che la guerra in Ucraina destabilizzi l’Europa dal punto di vista finanziario e crei uno shock. La sua narrazione è che il modello occidentale non è stabile e le turbolenze finanziarie farebbero il suo gioco. Una grave recessione in questo momento sarebbe estremamente problematica”.