Il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, in occasione del primo maggio parla sulle pagine de La Verità: “Le tipologie di imprese che operano nel nostro Paese, nei vari settori e quindi anche nell’agricoltura, sono soprattutto a carattere familiare e tante volte le figure imprenditoriali non vengono valorizzate come meriterebbero. Questo non significa spostare l’attenzione rispetto ai dipendenti ma dare una giusta attenzione anche a chi genera e valorizza il lavoro. Il dibattito spesso ruota attorno alla contrapposizione tra il datore di lavoro e il lavoratore dipendente ma non rispecchia la realtà”.
Secondo l’esperto, “Andrebbe superato il dogma della contrapposizione tra l’imprenditore e l’operaio, della lontananza tra chi è proprietario dell’impresa e chi è dipendente, rimettendo al centro il tema della collaborazione, con una valorizzazione della figura dell’operaio. In un’azienda c’è più solidarietà di quello che si possa pensare. Se si vuole fare una vera comunità legata dal lavoro, è necessario l’avvicinamento delle varie figure che sono impegnate all’interno della stessa impresa, non estremizzandole“.
Prandini: “I lavoratori provenienti dall’estero…”
Ettore Prandini, sulle pagine de La Verità, prosegue: “Se guardiamo alle problematiche c’è il tema dell’integrazione dei lavoratori provenienti dall’estero. La sfida è di iniziare a lavorare con i Paesi di provenienza dei flussi, in modo strategico. Significa fare pre formazione nei luoghi di partenza, dando già basi per la lingua italiana e alcune tipologie di lavoro, così da gestire meglio l’impiego di tali persone. Poi dare continuità ai flussi. La Germania lo fa da anni e funziona bene perché i lavoratori tornano nelle stagioni successive e non devono essere formati ogni volta. Nella Giornata del Lavoro bisognerebbe insistere sul tema della formazione, che dovrebbe essere continua e costante anche per i nostri connazionali, oltre il periodo scolastico. Nel settore agricolo l’evoluzione che avremo nella robotica, nella gestione dei dati e nelle attrezzature, richiede un aggiornamento costante delle conoscenze».
Riguardo il tema dell’agricoltura, il tema che desta più preoccupazione, secondo l’esperto presidente della Coltiretti, è “Sicuramente la maggiore incertezza rispetto alla redditualità. Sono convinto che i giovani sono molto qualificati e preparati e faranno fare alla agricoltura un salto in termini qualitativi rilevante. Il settore vive un momento particolare. Nel 2022 c’è stato un saldo negativo di -3.363 realtà anche per effetto del mix dell’aumento dei costi e del cambiamento climatico che ha decimato i raccolti. Eppure il settore agricolo sale sul podio con un totale di quasi 722.000 imprese attive, dopo commercio e costruzioni. In Italia più di un’impresa su dieci è attiva in agricoltura e impiega circa 2 milioni di persone tra autonomi e dipendenti. Ma in questo momento, a causa della siccità, oltre un terzo delle aziende agricole, il 34%, è costretta a lavorare in una condizione di reddito negativo mentre il 13% è in una condizione così critica da portare alla chiusura”.