Ettore Prandini, numero uno di Coldiretti, è stato ospite stamane del programma di Rai Uno, Uno Mattina, per parlare del settore agroalimentare e della contraffazione, problema che da sempre affligge l’Italia: “120 miliardi di euro di falso Made in Italy significa più di un milione di occupanti nel nostro Paese”, spiega Prandini analizzando i numeri riguardanti la contraffazione, così come pubblicato da Il Messaggero. “La tecnologia da questo punto di vista ci aiuterà, basterà un codice QR per sapere esattamente da dove proviene quel prodotto, dove è stato realizzato e quella che è la sua storia”.



E ancora: “Un grande lavoro che stiamo facendo con il governo è creare un sistema simile a quello francese dove le aziende strategiche devono essere difese dalle aggressioni di fondi speculativi che acquistano le nostre eccellenze, utilizzano i marchi poi vanno a delocalizzare la produzione. Questo è ciò che noi non vogliamo: non si può dividere il marchio dal prodotto, alla fine di italiano non c’è più assolutamente niente”.



ETTORE PRANDINI: “ECCO I PRODOTTI PIU’ CONTRAFFATTI”

Ma quali sono i prodotti più contraffatti? “Il lattiero caseario – ha replicato Ettore Prandini – viene maggiormente colpito ma anche il settore pasta, il pomodoro… sono molte le imitazioni che abbiamo ben presente a livello mondiale, senza dimenticare di tutto il comparto legato a prosciutti, salami e via dicendo. Su questo dobbiamo porre grande attenzione. E’ vero che è aumentato il valore dell’export italiano, record storico di 60 miliardi di euro, ma anche le imitazioni sono aumentate in modo altamente esponenziale”.



Ettore Prandini ha proseguito: “Dobbiamo distribuire il valore all’interno del settore agroalimentare, dobbiamo garantire ai nostri ragazzi una giusta redittualità del lavoro che svolgono e ciò in passato spesso non è avvenuto. Questo non possiamo più permettercelo”. Anche la guerra in Ucraina sta avendo ripercussioni sull’agro alimentare italiano: “Era un mercato quello russo che cresceva in modo rilevante e che abbiamo totalmente perso, ma nonostante ciò abbiamo recuperato in altri Paesi. Ma serve un lavoro costante e soprattutto diplomatico da parte delle nostre istituzioni e dell’Ue”. Infine sull’aumento dei costi delle aziende del settore: “I nostri trasporti viaggiano per l’88% su gomma, quindi gli aumenti del carburante impattano immediatamente sul costo del prodotto in vendita. Bisogna quindi investire parte delle risorse sul PNRR sul trasporto a rotaia e marittimo”.