Due sposi hanno scelto di non pagare il catering al termine del banchetto successivo al loro matrimonio, in quanto non contenti della qualità del cibo offerto a loro e ai loro invitati, e il giudice ha dato loro ragione. La vicenda si è verificata in Sicilia, con la Cassazione che, sovvertendo qualsiasi pronostico, ha dichiarato legittima la decisione dei due coniugi, bocciando senza possibilità di replica il decreto ingiuntivo per inesatto adempimento del fornitore del servizio.



Come rivela il quotidiano “Il Messaggero”, a seguito di una serie di ricorsi effettuati da parte dell’uomo titolare dell’agriturismo che ha fornito il banchetto nuziale e della sua richiesta al Giudice di pace di Caltagirone, con quest’ultimo che ha intimato agli sposini di pagare i 3.500 euro pattuiti per il servizio, la coppia ha scelto di opporsi a tale decisione, con il tribunale di Caltagirone che ha respinto il successivo appello da parte del ristoratore, il quale, spiazzato dalla piega che stavano prendendo gli eventi, ha provato il tutto per tutto, rivolgendosi alla Cassazione: nulla da fare, il servizio è stato insoddisfacente e non merita di essere pagato.



SPOSI NON PAGANO CATERING, GIUDICE DÀ LORO RAGIONE

Ad avere la meglio, dunque, sono stati gli sposi che hanno scelto di non pagare il servizio catering e questo verdetto potrebbe davvero aprire la strada a una serie di future vicissitudini connessi ai pranzi nuziali. Come spiega ulteriormente “Il Messaggero”, c’erano già alcuni precedenti: per esempio, a luglio 2019, due sposini di Vigonza hanno accusato la wedding planner di aver trasformato il loro ricevimento in un ‘disastro’. Stando ai due, ci sarebbero state pentole sui tavoli, cibo scotto, una torta nuziale di plastica”. Non è tutto, però: trenta giorni più tardi, in Brianza, in occasione di un matrimonio si è registrata l’intossicazione di sette invitati, fra i quali anche la mamma della sposa. Caso analogo in Campania, a Paestum, nel 2018 (40 intossicati), mentre ad Asti, in Piemonte, nel 2017 un settantasettenne perse addirittura la vita proprio per via di un’intossicazione alimentare provocata da un pranzo di nozze. Ciò che non lascia dubbio alcuno, però, è che questa sentenza della Cassazione è destinata a fare scuola in Italia.

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