Una maestra della scuola materna, Francesca di Prato, ha organizzato una lezione all’aperto per i suoi piccoli alunni, in piena autonomia e d’accordo con i genitori dei bambini. Aveva selezionato alcuni libri dedicati all’infanzia, scelto il giardino giusto, avvertito i genitori e finalmente ha potuto incontrare di nuovo i suoi piccoli alunni, con la giusta distanza e la mascherina d’ordinanza, per raccontare loro le storie più belle sotto gli albero e tra i fiori profumati di una natura che non si è fermata col lockdown.



Una bella storia di ripartenza dopo la quarantena da Coronavirus? Non per Claudio Gaudio, segretario Cisl settore Scuola di Prato, che l’ha accusata di violare le regole sulla sicurezza e di “far passare da vagabonde (nullafacenti, ndR) le colleghe”. La scuola in un prato a Prato (già) però è piaciuta a bimbi, genitori e nonni, che si sono mobilitati in favore della maestra Francesca, la quale dal canto suo ha spiegato che il suo era “solo” (si fa per dire) un gesto d’amore per i suoi bambini, in tutta sicurezza e appunto con il consenso dei genitori.



Consenso che è sfociato in una lettera aperta in omaggio al gesto “di disobbedienza civile” della maestra Francesca da prendere come esempio per costruire un Paese migliore e per tutelare i diritti dei bambini, spesso calpestati perché non ci sono partiti o sindacati a rappresentarli.

MAESTRA DI PRATO LEGGE LIBRI AL PARCO E DIVENTA UN CASO

La vicenda così è diventata di dominio pubblico, non solo a Prato. L’idea della maestra Francesca Sivieri è stata infatti presa da esempio da altre insegnanti e ieri è stato aperto un profilo facebook (Prati nelle Storie) per divulgare l’iniziativa. Antonio Polito, commentando la vicenda per il Corriere della Sera, scrive che con questo gesto la maestra Francesca “si candida per un Cavalierato della Repubblica“, uno dei primi riservati a un gesto di disobbedienza civile, ma “proprio per questo più meritato”.



Polito infatti scrive che, con le scuole che fino a settembre non riapriranno e con discussioni ancora aperte circa il quando e il come, il sistema educativo della nazione “può in effetti affidarsi solo a gesti di disobbedienza civile” come una maestra che porta su un prato i suoi bambini e racconta favole e storie. Alunni felici, genitori pure, anzi si sono attivati per gestire con la maestra Francesca tutto ciò che serviva in termini di protezioni sanitarie, distanziamento, mascherine eccetera.

Un “idillio educativo” bacchettato però dal sindacalista, che secondo Polito ha due colpe. Primo: l’idea che il sistema scolastico sia fatto per chi vi lavora e non per i ragazzi. Secondo: il fastidio “quasi viscerale” per l’iniziativa individuale, perché tutto deve venire dall’alto, autorizzato da una circolare ministeriale e controllabile dal sindacato. Ma in Italia “la scuola si salva solo se lascia libere di fare le tantissime maestre Francesche”…