La vicenda del sindaco di Predappio, Roberto Canali, che ha negato i finanziamenti comunali a due studenti che dovevano prendere parte al “viaggio della memoria” ad Auschwitz, con conseguente offerta da parte della sindaca di Roma Virginia Raggi di pagare la trasferta con i denari del comune capitolino, è un classico caso in cui ciascuna delle due parti in causa può vantare buone ragioni.



Infatti, chi può negare che il “viaggio della memoria” sia una cosa buona? In un tempo come il nostro, in cui i ragazzi pensano che il mondo sia stato creato l’altro giorno, in cui il passato è un marasma confuso – qualcuno ha visto su YouTube le “interviste del milanese imbruttito”? terribili… – un’esperienza, reale, che tenga vivo il ricordo di una tragedia che ha travolto la vita di milioni di persone è una cosa buona, senza ombra di dubbio.



Sull’altro fronte, non è che il sindaco di Predappio non abbia le sue ragioni. Dice infatti, pressappoco: il comune finanzierà gli studenti quando il viaggio toccherà non solo i lager nazisti ma anche i gulag sovietici. Ed è vero che troppo spesso i “viaggi della memoria” sono a senso unico: perché i lager sì e i gulag no? Perché ricordiamo il genocidio degli ebrei e non quello degli armeni? E così via.

E allora? Ha fatto bene il sindaco di Predappio a negare il finanziamento?

Io credo di no. Per una ragione molto semplice: anche se troppo spesso succede, non tocca alla politica giudicare la storia. Per carità, non sono un’anima bella, so bene come funzionano le cose: le attività accademiche costano, e i denari spesso arrivano dalla politica. E i politici, da che mondo è mondo, i denari li danno agli storici che cantano le loro lodi. Succedeva così ai tempi di Augusto, succede così nella Repubblica italiana (ricordo, a memoria, una notizia d’una ventina di anni fa, un governo di centro-sinistra che aveva negato i finanziamenti al Centro Studi Russia Cristiana, con la motivazione che i suoi lavori non erano di interesse generale, mentre aveva finanziato fin l’ultimo centro per la storia locale emiliana…). Ma, se il finanziamento dei politici agli storici amici è un fatto, non vuol dire che questo fatto sia giusto.



Se oggi in Italia i “treni della memoria” vanno a senso unico non è colpa di chi li fa. È giusto che ciascuno cerchi di tener desta la memoria che gli è più cara. Il problema, semmai, è che non ci siano treni che vanno anche altrove. Il problema non è non mettere un ragazzino sul treno per Auschwitz. Il problema è che qualcuno si assuma, con altrettanta responsabilità, il compito di far partire altri treni.

Non sto facendo della teoria. In una delle scuole in cui ho insegnato, c’era un docente che organizzava regolarmente un viaggio di istruzione a Trieste e dintorni. Portava i ragazzi alla Risiera di San Sabba e a vedere le foibe. Il problema, credo, non è non finanziare il viaggio ad Auschwitz. Il problema è che ci siano insegnanti appassionati al passato, tutto intero, e desiderosi di spendersi per farlo incontrare ai loro studenti.