Il virologo dell’Università degli Studi di Milano, Fabrizio Pregliasco, è stato ospite in collegamento con il programma di Rai Uno, Oggi è un altro giorno. Un’occasione per parlare dell’epidemia di coronavirus, a cominciare dal vaccino che arriverà ufficialmente da domenica 27 dicembre: “Il primo vaccino, quello della Pfizer può essere usato da 16 anni in poi si vedrà in seguito con ulteriori esami l’estensione dell’applicabilità ma la decisione dell’utilizzo avverrà sulla base di categorie prescelte, e poi uno sceglierà il vaccino in base alla disponibilità, sono vaccini con caratteristiche equivalenti”.



Sulla nuova variante del covid: “Lui muta sbagliando a replicarsi, ci sono virus più ‘svizzeri’ come il morbillo che si replicano sempre nello stesso modo, invece i virus rna come il coronavirus che sfruttano il principio del caso, le varianti che si presentano nell’ambiente, e se sono vantaggiose nascono nuove varianti come quella inglese”.



PREGLIASCO: “SCUOLE RIAPERTE, SERVE ORGANIZZAZIONE”

Dovremo fare delle indagini supplementari – ha proseguito Fabrizio Pregliasco – delle varianti c’erano già, ne avevamo già viste 13 e tante piccole altre variazioni, io credo che davvero sia fondamentale un monitoraggio sul territorio, bisognerà fare attenzione alle persone che sono state in Inghilterra; i voli bloccati aiutano anche se è probabile che molti soggetti siano in Italia. Questa variante non è mortale, è uguale a quella “normale”, ha uno 0.5 in più di contagiosità, oggettivamente ci preoccupa ma… dalla prime indicazioni colpisce più facilmente i giovani – ha continuato Fabrizio Pregliasco – che fino ad ora erano meno colpiti e meno contagiosi,, questo è un elemento che se sarà confermato non sarà assolutamente piacevole”. Sulla riapertura delle scuole il 7 gennaio il virologo di Milano non sembra avere certezze: “Il 7 gennaio spero che ci sia una grande attenzione, le scuole hanno già buoni protocolli, ma è tutto quello che sta attorno, 8 milioni di studenti, 2 milioni di docenti e collaboratori, famiglie che si spostano, determinano un bel po’ di contatto e non a caso la seconda ondata è arrivata una decina di giorni dopo l’apertura. Io le riaprirei con organizzazione e pianificazione e bisogna vedere cosa han fatto con i trasporti”.

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