Il professor Fabrizio Pregliasco, direttore del Galeazzi di Milano, è stato intervistato stamane in collegamento con il programma di Rai Uno, Uno Mattina Estate, e nell’occasione ha parlato della questione del vaiolo delle scimmie: “Io dico che ci bisogna preoccupare ma senza allarmismi, comunicando questa situazione che è poco piacevole. E’ una malattia un po’ cambiata rispetto a quella classica dove la manifestazione clinica era davvero evidente con vesciche su tutto il corpo. Alcune varianti, ormai abbiamo imparato con il covid, l’hanno resa un po’ benevola e a volte le manifestazioni cliniche sono meno importanti, magari solo al pube, e quindi sono più difficili da individuare”.



“Il messaggio dell’Oms – ha continuato Pregliasco – non è ‘arriverà una nuova pandemia e moriremo tutto e ci sarà un lockdown’ ma che bisogna fare comunicazione, alzare la guardia in termine di attenzione e monitoraggio, di modo da riuscire a contenere la diffusione in quanto il rischio è che si endemizzi in alcune specie di animali, di ratti e topi, e quindi la situazione potrebbe degenerare così come alcune zone del corno d’Africa”.



PREGLIASCO: “ITALIA DECIMA NAZIONE PER NUMERO DI CASI DI VAIOLO DELLE SCIMMIE”

In ogni caso i numeri sono contenuti, così come ha specificato il professor Pregliasco: “Il dato è in crescita, ma si tratti di 30 casi a settimana, 407 in totale, siamo la decima nazione coinvolta in questa diffusione extra Africa. La malattia è legata soprattutto al contatto con alcuni roditori che portano la malattia”.

“Non è piacevole ciò che sta succedendo in Europa – ha continuato il professor Pregliasco – scatenato probabilmente, da un ritrovo molto importante alle isole Canarie in maggio e si è diffusa in una casistica che vede concentrati soprattutto i soggetti maschili”. Quindi ha concluso in merito ai comportamenti da tenere: “Considerando che l’attività sessuale con più partner è a rischio bisogna avere attenzione e valutare anche situazioni di sintomatologia come febbre, linfonodi ingrossati, vescicole in diverse parti del corpo, quindi la responsabilità del singolo di farsi vedere e curare”.