La banca non risponde dei prelieviilleciti al bancomat, se il pin usato è quello giusto e, quindi, il cliente non lo ha conservato con cura. Lo precisa la Corte di Cassazione con l’ordinanza 31136 del 12 ottobre 2023. Il titolare del bancomat smarrito o rubato è responsabile dell’indebito uso della carte da parte di terzi che abbiano digitato il codice di sicurezza corretto, quindi non spetta alla banca risarcirlo per le somme prelevate dal malfattore a conoscenza del pin. La vicenda, ricostruita dal Sole 24 Ore, è stata aperta da un correntista che, dopo aver denunciato lo smarrimento o furto del suo bancomat, ha citato la banca cui fa riferimento per avere circa 1.400 euro sottratti da ignoti.



Il tribunale in primo grado aveva accolto la domanda e condannato la banca al pagamento della somma richiesta, oltre a interessi legali e spese processuali. La società finanziaria però ha deciso di fare ricorso. La Corte d’Appello ha concordato con la sua tesi e ribaltato la pronuncia di primo grado, sollevandola da ogni responsabilità dell’accaduto. Il correntista non si è arreso, infatti si è rivolto alla Cassazione, che però ha confermato la sentenza d’appello, respingendo integralmente il ricorso.



“BANCOMAT DIMENTICATO ALLO SPORTELLO, DENUNCIA 4 GIORNI DOPO”

La Cassazione ritiene infondati i rilievi procedurali sollevati riguardo l’intempestività della procura alle liti di controparte e la sorte delle spese di cause. Ma riguardo il comportamento del correntista, definito in appello «gravemente colposo», la Cassazione ritiene che la responsabilità della banca per operazioni effettuate tramite strumenti elettronici, con particolare riferimento alla verifica della loro riconducibilità alla volontà del cliente attraverso il controllo dell’uso illecito dei relativi codici da parte di terzi, ha natura contrattuale e va esclusa solo in situazioni di colpa grave dell’utente. Pertanto, se da un lato alla banca spetta provare la negligenza del titolare della carta per la scarsa custodia del pin, d’altra parte, il correntista non si era mosso con prudenza, perché aveva presentato denuncia ben quattro giorni dopo lo smarrimento e aveva anche ammesso di aver dimenticato il bancomat allo sportello.



Da ciò si evince per la Suprema Corte, come riportato dal Sole 24 Ore, una significativa superficialità nella conservazione della carta, anche se la cronaca riporta spesso che le operazioni agli sportelli automatici sono occasioni propizie per truffe o furti di tessere. A pesare più di tutto è il fatto che le operazioni contestate sono avvenute col corretto inserimento del pin, evidentemente mal custodito, e precedenti alla denuncia e al blocco della carta.