Il prelievo forzoso del 1992 e le difficoltà dell’INPS – nel 2020 – per erogare 600 euro alle partite Iva: nonostante il progresso tecnologico, la situazione sembrerebbe addirittura peggiorata. Con il malfunzionamento dell’Istituto nazionale della previdenza sociale nel giorno del via alle misure di sostegno per l’emergenza coronavirus, torna di moda quanto accadde nella notte tra il 9 ed il 10 luglio di 28 anni fa: il Governo Amato I optò per il prelievo del 6 per mille sui conti correnti degli italiani, «un male necessario» per reperire gli ultimi 8 mila miliardi di lire per la manovra correttiva 30 mila miliardi. «Mi offrivano di alzare l’Iva, ma avrebbe fatto salire ancora l’inflazione; o di agire sull’Irpef, ma avrei alzato le tasse sui ceti più deboli. Fu allora, alle 4 del mattino, che Giovanni Goria (ministro delle Finanze, ndr) mi prese da parte e mi chiese se poteva studiare il prelievo», dichiarò Giuliano Amato al Corriere, ma un fattore che stupì tutti fu l’incredibile rapidità nel prelevare denaro dai conti degli italiani…



PRELIEVO FORZOSO DEL 1992 E LE DIFFICOLTA’ DELL’INPS DI OGGI: L’AFFONDO DI CROSETTO

Oggi, 1 aprile 2020, il sito dell’INPS è andato in tilt per l’elevato numero di domande per i 600 euro destinati ai lavoratori autonomi. Il premier Giuseppe Conte ha parlato di attacchi hacker, mentre il numero uno dell’Istituto Pasquale Tridico ha spiegato che il sito è andato in tilt per le circa 300 richieste al secondo registrate. Non sono tardate ad arrivare le polemiche sul fronte politico, con il prelievo forzoso del 1992 che è tornato in mente a numerosi politici. L’affondo più netto è certamente quello di Guido Crosetto, con l’esponente di Fratelli d’Italia che ha stroncato così il Governo: «Era il ‘92. Con le tecnologie di allora, in una notte, il Governo riuscì a prelevare il 6/1000 da ogni conto corrente in Italia. Siamo nel 2020 ed il Governo, tramite i suoi strumenti, non riesce a far arrivare un euro in una tasca o conto, in 10 giorni».

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