Continua il botta e risposta a distanza fra il leader della Lega, Matteo Salvini, e il presidente del consiglio, Giuseppe Conte. Il nuovo terreno di sconto di queste ore sono state le dichiarazioni rilasciate dal massimo esponente del governo giallorosso, al quotidiano La Repubblica. “Dopo questo mio intenso coinvolgimento, non vedo un futuro senza politica”, le parole del professore e avvocato, facendo chiaramente capire che non lascerà la poltrona a breve. Parole che non sono andate a genio all’ex ministro dell’interno, che ha replicato a distanza dicendo: “Tutto ciò dimostra che Conte ha sempre mentito, uno che non ha mai preso un voto in vita sua: gli Italiani lo aspettano alle elezioni, prima che faccia danni irreparabili”. I due non si amano, e probabilmente non si sono mai amati, e da quando il governo giallo-verde è imploso, stanno continuando a lanciarsi colpi bassi. Chissà se finirà mai questa querelle… (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



CONTE: “NESSUN PARTITO MA NON LASCIO LA POLITICA”

Il Premier Giuseppe Conte è pronto alla “verifica di Governo”, da lui più volte rilanciata, per i primi giorni del nuovo anno: dopo la conferenza stampa di fine anno dove ha confermato tre punti cardine (“non fondo un partito”; “il Governo dura fino al 2023”; “Salvini è pericoloso”), con l’intervista a Repubblica di questa mattina il capo del Governo aggiunge un elemento in più alla narrazione politica di questo particolare e ancora “misterioso” Presidente del Consiglio. Da improvvisato e catapultato da Di Maio e Salvini un anno fa, a navigato europeista e ago della bilancia per le sorti del nuovo Governo giallorosso: oggi Conte nell’intervista ammette per la prima volta senza remore «Non mi vedo novello Cincinnato che mi ritraggo e mi disinteresso della vita pubblica. La politica non è solo fondare un partito, essere leader o fare competizioni elettorali. Ci sono mille modi per dare un contributo al proprio Paese». La notizia allora viene subito scontata da lanciare, «Conte pronto a fondare nuovo partito», come già tanti prima di lui (non da ultimo l’ex Premier Mario Monti, con il disastro elettorale poi subito “scontato” dalla sua Scelta Civica). E invece non è così e Conte ci tiene a rimarcarlo: «Non voglio fondare un partito, ma dare un contributo concreto al Paese […] Dopo questo mio intenso coinvolgimento, non vedo un futuro senza politica».



PREMIER CONTE, LA VERIFICA DI GOVERNO E “IL COLLE”

Insomma, una “giravolta” importante che potrebbe aprire scenari non da poco per chi solo un anno fa aveva detto di essere l’avvocato degli italiani e che sarebbe tornato alla sua professione una volta conclusa la prima esperienza di Governo. Così non è e proprio per quel suo ruolo oggi di “collante” tra Pd, Renzi e Movimento 5 Stelle, potrebbe aprirsi davanti uno scenario già rilanciato questa mattina da alcuni attenti osservatori: e se in questo modo Conte si aprisse la strada, con due anni di anticipo, alla “candidatura” per il Quirinale? Come noto, uno degli scogli più importanti per questa maggioranza è quella di fratturarsi, andare al voto anticipato e dare così una vittoria quasi certa al Centrodestra di Salvini che inevitabilmente andrebbe a votare il nuovo Capo dello Stato nel 2022 con un parlamento di propria maggioranza. Conte, Zingaretti e lo stesso Renzi non vogliono questo e per tale motivo, ad oggi, il “giocattolo” non si è ancora rotto nonostante le parecchie frizioni e fratture interne: e così, con quel “non lascio la politica” forse è lo stesso Presidente del Consiglio ad indicare la rotta per i prossimi due anni. «Per mia igiene mentale rimango concentrato sul presente su come posso riformare il Paese e renderlo migliore senza pensare al mio futuro. Iniziare a ragionare sul proprio futuro quando si ha un incarico così rilevante rischia di creare una falsa e distorta prospettiva. Una prospettiva che può insinuarsi nella mente come un tarlo e finisce per distrarre o peggio per condizionare le scelte e le decisioni che si è chiamati ad assumere», ha precisato ancora il Premier a Rep, non prima di concludere con un “profetico” ruolo di ulteriore collante della politica italiana (in area centrosinistra, of course) «Qualsiasi contributo mi troverò a dare sarà comunque in linea con la mia inclinazione che sabato ho esplicitato: sono un costruttore, non sono divisivo».

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