L’Italia è in una condizione simile alla Francia di fine anni 50-inizio dei 60 quando questa si dotò di una più forte verticalità nella governance politica (la 5° Repubblica) per reagire con una nuova strategia alla perdita di buona parte dell’impero coloniale e al disordine interno. La nuova strategia fu la creazione della diarchia in Europa con la Germania (1963) e l’allineamento delle altre nazioni europee via influenza prevalente nella Comunità per recuperare scala e potere negoziale nelle relazioni con le potenze globali dei tempi, America e Unione sovietica.
L’Italia è oggi di fronte alle seguenti emergenze che richiedono una soluzione di governabilità verticale discontinua con quella precedente troppo “orizzontale”, ovviamente bilanciata secondo le regole democratiche: a) riduzione del debito, priorità recentemente (e finalmente) enfatizzata da più voci istituzionali; b) incremento della crescita; c) maggiore peso nelle sue alleanze, Ue e Nato, per motivi di sicurezza e per ottenere standard economici comuni meglio compatibili con il proprio modello nazionale. Come?
Il debito può essere ridotto via tasse oppure via operazioni “patrimonio pubblico contro debito”. Le prime hanno un rischio depressivo notevole, le seconde no. Ma oltre a una formula tecnica fattibile per una dedebitazione non-depressiva (ci sono diverse opzioni), serve un potere esecutivo forte dotato di legittimità democratica diretta. Tale considerazione non smentisce l’ovvia teoria che per ridurre un debito serva più crescita, ma aggiunge il fatto che per creare le condizioni di politica fiscale che stimolino la crescita stessa l’Italia deve tagliare una parte dei costi del debito stesso per crescere come potrebbe in base al suo potenziale industriale e di antropologia economica ancora molto attiva.
Ma non basta: per aumentare il potenziale di crescita nazionale combinandolo con un maggior peso nelle alleanze deve attuare una proiezione globale della sua presenza. Per reggerla, deve, tuttavia, compiere modifiche strutturali di efficienza interna.
Difficile combinare la nuova strategia esterna con quella interna? Certamente non facile, ma possibile se l’Italia riuscisse a passare dall’attuale modello orizzontale di governo a uno verticale, pur democraticamente bilanciato. I dettagli delle due strategie combinate sono presentati da chi scrive nel libro “Italia globale. La nuova strategia” (Rubbettino, 2023). L’innesco analitico del libro si basa sull’ipotesi che senza una discontinuità nella governance che le dia più verticalità sarà difficile invertire il lento declino economico dell’Italia.
Il Governo ha da poco varato una prima ipotesi di maggiore verticalità. La via è giusta in generale, ma il modello richiederà ulteriori rifiniture. Per precisarle si raccomanda alla maggioranza verticalista di consultare gli attori economici e finanziari: il progetto va calibrato per aumentare credibilmente la ricchezza nazionale diffusa socialmente. E così comunicato.
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