PREMIERATO, PARLA ‘L’ARCHITETTO’ DELLA RIFORMA: “NESSUN POTERE TOLTO AL QUIRINALE
«Con il Premierato non ci sarà nessun uomo solo al comando»: così al “Messaggero” il costituzionalista Francesco Saverio Marini, protagonista assieme alla Ministra delle Riforme Elisabetta Casellati dei 5 articoli di riforma costituzionale approvata in CdM lo scorso venerdì dal Governo Meloni. Prorettore e professore di Diritto Pubblico all’Università di Roma Tor Vergata, da un anno Marini è anche consigliere giuridico del Presidente del Consiglio: da quel ruolo ha contribuito a stendere le norme che vanno a soppiantare la riforma del Presidenzialismo inizialmente pensata da Fratelli d’Italia in campagna elettorale, creando quello che la stessa Meloni in conferenza stampa dopo il CdM ha definito ora la “madre di tutte le riforme”.
«Il punto – spiega il docente al “Messaggero” – era mettere mano al problema dell’instabilità dei governi italiani, 68 in 75 anni. Quanto al rischio dell’uomo solo al comando, si è optato per questa formula per evitarlo. Con questa riforma, in altre parole, il premier ottiene maggiore legittimazione democratica senza sovrapporsi alle prerogative del Capo dello Stato». Raggiunto anche da “Libero Quotidiano”, il professor Marini ribadisce che in sostanza con il Premierato oltre a fornire “Governi stabili e legittimati”, non ci saranno poteri fondamentali tolti al Presidente della Repubblica: «non ne modifica affatto il ruolo istituzionale, anzi il nuovo assetto se sarà approvato, rafforzerà il ruolo di garanzia del presidente della repubblica, proprio perché eliminerà ogni dubbio che il presidente del consiglio possa essere una sua espressione politica».
BALLOTTAGGIO, SFIDUCIA, GOVERNO TECNICO: COSA DICE IL COSTITUZIONALISTA MARINI SULLA RIFORMA DEL PREMIERATO
La proposta di revisione costituzionale che ora sarà discussa in Parlamento – ricordiamo, servono 2/3 dell’aula per l’approvazione altrimenti si dovrà passare dal Referendum costituzionale – vede al centro diverse discussioni in merito alla legge elettorale che dovrà prendere corpo con il cambio dell’assetto istituzionale, qualora ovviamente il Premierato venga approvato così come uscito dal CdM: un ballottaggio tra i primi due candidati Premier in caso di nessuna coalizione sopra il 40% al primo turno, secondo Marini, resta un’ipotesi plausibile, «A seconda del sistema prescelto si dovranno ipotizzare soluzioni che assicurino la rappresentanza. Certo, la previsione di una soglia e del doppio turno, nel caso in cui la soglia non sia raggiunta, è una di queste».
Interessante invece il passaggio sul voto di sfiducia che potrebbe prendere un ruolo delicato con l’approvazione del Premierato: tenuto conto che la riforma prevede al massimo due Premier per legislatura (di cui il secondo deve essere un parlamentare eletto nella stessa coalizione uscente vincitrice alle urne), Marini conclude «È vero che il premier subentrante avrà un potere maggiore, ma è anche vero che proprio per questo i parlamentari ci penseranno bene prima di sfiduciare il primo premier. Questo principio che abbiamo inserito contribuisce dunque alla stabilità del governo. Il secondo esecutivo di una legislatura è quello che può mandare gli eletti a casa, per intenderci», racconta il costituzionalista al “Giornale” parlando ancora della riforma sul Premierato. Va da sé che con questa riforma costituzionale, come ha detto anche Meloni in CdM, si abolisce quasi integralmente l’ipotesi di Governi tecnici indicati dal Colle: «con il Premierato è un’eventualità che non esisterebbe più», sottolinea il consigliere giuridico di Palazzo Chigi nonché “architetto” della riforma.