Signore e signori vi informiamo che Maria Corina Machado ed Edmundo Gonzales Urrutia, rispettivamente leader dell’opposizione e Presidente eletto del Venezuela ora in esilio in Spagna, sono stati insigniti dall’Unione europea del Premio Sacharov per la libertà di pensiero. Ad annunciarlo è stata la Presidente Metsola a seguito della decisione presa dalla Conferenza dei Presidenti del Parlamento europeo. Metsola ha spiegato che il premio è assegnato per la loro coraggiosa lotta per ripristinare la libertà e la democrazia in Venezuela: parole stupende, ma allo stesso tempo tristi per varie ragioni che, nel corso dei nostri articoli sul dramma del Paese Caraibico, abbiamo più volte sottolineato.



Verrebbe da chiedersi a questo punto cosa sia veramente l’Ue: di certo non la realizzazione del sogno di coloro che nel 1943 scrissero il famoso “Manifesto di Ventotene”, considerato il documento fondativo, però, di un altra entità. Ossia di una vera unione di popoli, appartenenti a diverse culture che hanno fornito nel corso dei secoli di una storia complicata e spesso controversa ma importante, le basi per la nascita di democrazie che hanno, specie dopo la tremenda lezione del secondo conflitto mondiale, garantito un benessere e una libertà di pensiero che pare però perdersi proprio dalla creazione di una Unione che di questo ha ben poco e di europeo pure, ma rappresenta un’accozzaglia di interessi finanziari di Paesi che impongono le loro decisioni ad altri, fregandosene spesso altamente di leggi e regole partorite proprio a Bruxelles.



Tuttavia, quella economica e finanziaria non è l’unica distonia presente: e proprio la questione Venezuela ne è la dimostrazione, con dichiarazioni ufficiali e premiucci come quello appena “annunciato” che stridono con una realtà che vede, per esempio, la Spagna mettersi d’accordo con il regime autoritario di Maduro e soci per organizzare l’espatrio del Presidente regolarmente eletto dopo la sua firma su di un documento semplicemente aberrante, nel quale Gonzales Urrutia riconosce formalmente il risultato truccato delle ultime elezioni.

Stiamo parlando pure di una nazione che, con i suoi forti legami storici con l’intero Continente latinoamericano, dovrebbe essere in primissima fila nell’organizzare manovre economiche e diplomatiche che isolino l’attuale regime venezuelano.



Purtroppo sono invece anni che la stessa Ue promette misure rigide che poi non applica perché, sottobanco, continua a tenere relazioni economiche importanti con un Paese, ricordiamocelo bene, che, tanto per fare un’esempio tra tantissimi, è uno dei massimi giacimenti di quelle terre rare che sono fondamentali nella costruzione di elementi tanto cari alla burlesca filosofia “green” che, traguardata al 2030, dovrebbe diminuire la produzione di CO2 da parte di un gruppo di nazioni che, messe insieme, ne producono solo il 2,8%, lasciando che il resto del mondo si occupi del restante 97%, e mandando a rotoli un settore importante come quello della produzione di veicoli, con circa 29 milioni di persone a rischio di perdere il lavoro.

Non sarebbe più logico e allo stesso tempo democratico infischiarsene di questa gigantesca bufala e invece isolare l’attuale dittatura che nel corso di vari anni si è letteralmente burlata di accordi raggiunti pure attraverso la mediazione vaticana, tanto si sapeva che le eventuali promesse sanzioni sarebbero cadute nel nulla? E allo stesso tempo mettersi alacremente a intensificare lo studio di biocarburanti (già abbondantemente conosciuti), che permetterebbero a motori endotermici tecnologicamente avanzatissimi di continuare a esistere senza inquinare, rispetto a un elettrico che di “green” in pratica non ha nulla?

Quelli appena elencati sono solo esempi di una filosofia che, se portata avanti, non solo distruggerebbe economicamente il Vecchio continente, ma manderebbe a quel paese tutta la filosofia di un mondo occidentale che, pur non essendo (come d’altronde altri) scevro da colpe pure gravi, ha coltivato e portato avanti un concetto di logica democrazia che però, andando di questo passo, si distruggerebbe trasformandosi esso stesso in un’oligarchia tanto simile a quella che, a parole e con premiucci vari, dice di voler ostacolare ma che poi, alla fine, promuove.

Quindi, per favore: togliamoci la maschera del falso perbenismo gridato un tot al chilo e sviluppiamo una posizione che ci permetta di godere di una libertà che contrasti con chi invece vuole imporre dittature ai propri popoli. E cerchiamo, con ogni sforzo, di convincere parte del mondo a unirsi a questa lotta, perché la libertà, come diceva il grande Giorgio Gaber, non è sentirsi liberi: la libertà è partecipazione. Dal Venezuela la grande Corina ci sta aspettando…

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