Si chiama “preparedness“, inglesismo che sta a significare “preparazione“, il lavoro completato dal Comitato Tecnico Scientifico che ipotizza quattro scenari epidemici, di crescente intensità, sulla base dei quali varare una serie di misure di contenimento. Ad anticipare il contenuto del documento di cento pagine, che sarà presentato domani alle Regioni è “La Repubblica“, secondo cui questo rappresenterà la “cassetta degli attrezzi” con cui cercare di arginare il contagio visto che ormai molti esperti non si fanno problemi a parlare apertamente di seconda ondata di coronavirus anche in Italia. Il documento “preparedness”, scrive Repubblica, è simile a quello secretato sul quale si sono originate polemiche nelle scorse settimane: a differenza di quello, però, l’ultimo piano del Cts non prevede numeri in grado di suscitare il panico nella popolazione. Il ragionamento viene sviluppato contestualmente a livello locale e nazionale, poiché si prevede che la situazione possa essere di un tipo in Italia ma migliore, come simile o addirittura peggiore in una singola Regione.



“PREPAREDNESS”, I QUATTRO SCENARI IPOTIZZATI DAL CTS

Il documento “preparedness”, a fronte della situazione nazionale, prevede 4 livelli di rischio su scala regionale: basso, medio, alto da meno di 3 settimane, e alto più di 3 settimane. Nel primo scenario, equiparabile alla situazione di luglio e agosto, c’è una bassa circolazione del virus, con focolai sporadici e con un Rt costantemente sotto la soglia di 1. Il secondo scenario, quello di rischio medio, caratterizzato da una circolazione del virus sostenuta, presenta tanti focolai in aumento, ma non desta timori a breve e medio termine perché il sistema sanitario è capace di gestire la situazione. Questo sembra essere il quadro della situazione attuale. Secondo il Cts se in qualche regione però il rischio è moderato o alto è possibile assumere iniziative importanti, sia nelle scuole che fuori, con contenute zone rosse. Il terzo scenario prevede una crescita dell’Rt stabile, contagi in aumento, focolai in continuo incremento e rischi di tenuta del sistema nel medio periodo. In queste condizioni, precisa Repubblica, potrebbero essere decise anche chiusure di attività sociali e culturali, come discoteche, bar e palestre. Il quarto scenario, quello più preoccupante, scatta quando l’Rt resta stabilmente sopra all’1,5, per almeno tre settimane, e c’è una “criticità nella tenuta del sistema sanitario nel breve periodo”. Secondo questa ipotesi i focolai non sono più sotto controllo, al punto che non si riesce più ad effettuare il tracciamento dei casi, un po’ come accaduto durante la primavera. Nelle zone dove il rischio è medio o alto si creano estese zone rosse, e si arriva addirittura alla chiusura di università e scuole. Uno scenario, insomma, che sarebbe bene scongiurare.

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