COS’È E COSA SERVE IL PRESEPE DI NATALE: ECCO COME SI FA SECONDO LA TRADIZIONE

Se mettessimo per un attimo in “pausa” la corsa al regalo, i pranzi e gli auguri frenetici, pensare al Presepe di Natale rappresenta forse il simbolo più tenero e nostalgico che la nostra memoria lega alle feste in famiglia della nostra infanzia. Le statuine, la mangiatoia, Betlemme, i pastori, e poi ancora i Re Magi, il bue e l’asinello e soprattutto, la Sacra Famiglia davanti al Gesù Bambino appena nato nella tradizione cristiana della Natività. Usanza particolarmente cara alla popolazione italiana cattolica, il Presepe nei secoli è divenuto anche a livello mondiale un segno di unità, di famiglia, una rappresentazione raffigurante i momenti della nascita di Gesù di Nazareth, il Figlio di Dio nella fede cristiana.



Inventato letteralmente da San Francesco d’Assisi nel XII secolo, quando di ritorno dal viaggio a Betlemme volle rappresentare in maniera semplice e popolare la nascita del Signore, il Presepe nacque come evocazione in forma umana della Sacra Notte di Betlemme. Avvenne nel Santo Natale del 1223 nel bosco di Greccio, vicino Assisi, appena ricevuto l’ok di Papa Onorio III per la rappresentazione umana della Natività: è poi negli anni, anche grazie al via libera completo della Chiesa, che l’idea del Presepe (dal latino “praesaepe”, ovvero mangiatoia e recinto chiuso per gli animali) diviene diffusa a livello popolare fino ad entrare nelle case di milioni di cristiani in tutto il mondo.



NON SOLO SACRA FAMIGLIA: LE STATUINE DEL PRESEPE DI NATALE 2024 (E LE “GUEST STAR” DELL’ANNO)

Si ha memoria del primo Presepe con le statuine nel 1283 con l’opera magnifica di Arnolfo Di Cambio sulle 8 figure centrali del Natale: oltre al Bambino Gesù, alla Madonna sua madre e a San Giuseppe suo padre, fanno parte del Presepe originario l’asinello e il bue nella mangiatoia, e i tre Re Magi che vengono poi “aggiunti” a ridosso dell’Epifania del Signore, celebrata ogni 6 gennaio del nuovo anno. Al netto dei riferimenti biblici sulla composizione del Presepe della Natività – come il Vangelo di Luca che cita i momenti del Natale con Maria «che avvolse in fasce e depose in una mangiatoia» il Figlio Unigenito – l’evoluzione che porta oggi la rappresentazione del Santo Presepe viene arricchita di tante altre statuine emerse dalle varie fonti cristiane dell’epoca (Vangeli, vangeli apocrifi e tradizioni storiografiche).



La folta presenza dei pastori, i primi a cui viene annunciata la nascita di Gesù dagli Angeli e dalla Stella Cometa in cielo, rappresenta una delle aggiunte più classiche nella composizione del Presepe: il culto popolare negli anni è stato raccontato dall’arte cristiana in continua evoluzione, tanto da rappresentare poi diverse tradizioni che tra l’Italia e il resto del mondo cristiano portano oggi diverse composizioni del presepio. Particolarmente florida, rimanendo nei nostri confini, la tradizione del Presepe a Napoli, dove un intero quartiere (San Gregorio Armeno) lungo tutto l’anno prepara e scolpisce statuine sempre più svariate e con plurimi gusti artistici. È così che è nata l’aggiunta di statuine non propriamente religiose che affiancano la Sacra Famiglia e i pastori all’esterno della mangiatoia: di norma si tratta di personaggi famosi dell’attualità, dalla politica alla musica fino allo sport e al mondo della cultura mondiale. Impossibile ad esempio non assistere in questi giorni pre-Natale a Napoli a statuine che non raffigurino, tra gli altri, il campionissimo di tennis Jannik Sinner, vero personaggio dell’anno nell’iconografia laica della cultura popolare.

RATZINGER E IL PRESEPE DI NATALE: IL “MISTERO” SUGLI ANIMALI E L’AMORE UMILE DI DIO

Ma se vi dicessimo che nel Presepe delle origini, sia quello realizzato da San Francesco nella grotta di Greccio che nelle prime statuette dal Trecento in poi, non esisteva il riferimento del bue e dell’asino vicino alla mangiatoia? Ecco, lo diciamo noi ma anche qualcuno di “lievemente” più importante per la storia della Chiesa come il Santo Padre Emerito Benedetto XVI, tra i Papi più attenti nel cogliere la semplicità della fede trasmessa da un semplicissimo Presepe.

«Nel Vangelo non si parla di animali», scriveva nel libro sull’infanzia di Gesù uscita negli anni del Pontificato di Papa Ratzinger, quasi scuotendo l’opinione pubblica superficiale. È infatti lo stesso Benedetto XVI a ricordare come la tradizione poi tramandata del Presepe riprende la presenza di asinello e bue in quanto fa pieno riferimento alla profezia di Isaia nel Vecchio Testamento: «Il bue conosce il suo proprietario e l’asino la greppia del suo padrone, ma Israele non conosce, il mio popolo non comprende». E così Benedetto XVI, tra i più fini studiosi e teologici della Chiesa negli ultimi due secoli, riconosce l’iconografia cristiana come un insieme delle varie fonti presenti nella Bibbia, tanto da portare poi per sempre nelle rappresentazioni del Presepe tanto il bue quanto l’asinello.

È ancora il Papa Emerito durante un’Udienza Generale in Vaticano nell’Avvento 2009 a ricordare come la bellezza del Presepe idealizzato da San Francesco a Greccio sia, al di là delle statuine e dei personaggi presenti, una delle più semplici e al contempo preziose rappresentazioni della Natività del Signore: «La notte di Greccio, infatti, ha ridonato alla cristianità l’intensità e la bellezza della festa del Natale, e ha educato il Popolo di Dio a coglierne il messaggio più autentico». Un’autenticità che sgorga in quel calore familiare, in quella piccola ma anche infinita umanità di Cristo: se la Pasqua è la potenza di Dio che vince la morte, il Natale per il cristianesimo è l’educazione ad una nuova dimensione, tenera e accogliente, nell’annunciare la nascita di Colui che cambierà per sempre la storia del mondo.