«Non è come marzo, è peggio». A fare il punto della situazione sulla seconda ondata del coronavirus è Fabrizio Presicce, urologo e andrologo dell’ospedale San Filippo Neri di Roma. Nel suo blog ha voluto fare chiarezza e soprattutto un confronto tra quanto accaduto nella prima fase dell’emergenza e la situazione attuale. L’analisi parte dall’eccesso di mortalità: «L’Italia è l’unica nazione in cui durante la seconda ondata si è raggiunto un picco comparabile con quello della prima ondata». Invece all’estero il numero delle vittime è stato più contenuto. Dall’analisi degli ultimi dati sulla mortalità della seconda ondata emerge anche che l’Italia è infatti il paese che registra il maggior eccesso. «Non siamo stati per nulla i più bravi, siamo stati i peggiori d’Europa e tra i peggiori nel mondo nella gestione della seconda ondata», prosegue Presicce. Significativi e indicativi sono anche altri dati: l’Italia ha registrato in queste settimane il più elevato eccesso di mortalità rispetto agli anni precedenti ed ha più morti ogni milione di abitanti rispetto a Francia, Spagna, Gran Bretagna, Germania, Benelux (Paesi Bassi, Belgio e Lussemburgo).



PRESICCE “PERCHÉ SECONDA ONDATA PEGGIO DELLA PRIMA”

L’analisi del dottor Fabrizio Presicce consente di valutare gli effetti delle misure restrittive adottate in Europa. L’incidenza dei positivi era elevata in questi paesi nella settimana del 26 ottobre, ma Italia e Germania riuscivano a mantenere un discreto “vantaggio” epidemiologico. Le misure però adottate, in virtù di questa situazione, sono state diverse. Francia, Gran Bretagna e Germania hanno varato un lockdown nazionale (più o meno “light”). L’Italia ha optato invece per chiusure parziali e su base regionale, incrementando poi le restrizioni in una decina di giorni. «Queste decisioni differenti e questo ritardo nell’attuazione di misure restrittive, seppur di pochi giorni, hanno avuto conseguenze evidenti e drammatiche sul controllo dell’epidemia ed in termini di vite umane perse», scrive l’urologo e andrologo nella sua analisi. Non solo l’Italia ha perso il suo vantaggio, ma ora è in ritardo rispetto alle altre nazioni sopraccitate. «In Italia in molte regioni, soprattutto al Sud, il ritmo di crescita non si è ancora arrestato, mentre al Nord siamo più vicini al plateau e all’inversione della curva».



REPORT ISS: MORTI PIÙ “GIOVANI” AL SUD

Le conseguenze del «lockdown per stillicidio» sono gravissime. Non solo ora ci saremmo ritrovati nella condizione di poter allentare le misure in vista del Natale, ma dovremo fare riaperture con numeri inadeguati e il rischio («probabilissimo» secondo Fabrizio Presicce) di nuove recrudescenze a inizio 2021. Ma l’esperto ha evidenziato un dato emerso anche nell’ultimo rapporto elaborato dall’Istituto superiore di sanità (Iss) in merito alla mortalità. A differenza della scorsa primavera, ora il coronavirus colpisce indistintamente Nord, Centro e Sud, ma questo in effetti è un fatto assodato. Quel che però si osserva si nota è che in città come Torino, Milano, Genova, Roma e Palermo «si osserva un eccesso di mortalità rilevante», osserva il report. Incrociando i dati sull’incremento della mortalità, si continua ad osservare un trend in incremento dell’eccesso di mortalità nelle classi di età più anziane (dai 75 anni) soprattutto tra le città del nord. Quindi la differenza sostanziale tra prima e seconda ondata è che in questa la forbice tra Nord e Sud si è assottigliata nel corso di queste ultime settimane. Ma al Nord c’è un maggiore incremento di mortalità tra le fasce di età comprese tra i 75 e gli 84 e tra gli over 85, invece al Centrosud in tutte le classi di età e soprattutto nelle fasce comprese tra 0 e 64 anni e tra 65 e 74 anni.