A Storie Italiane il terribile caso del patrigno di un alunno che ha picchiato il preside di una scuola dopo una sospensione all’istituto San Gabriele di Roma. Loredana, mamma di un alunno dell’istituto, ha spiegato: “I ragazzi sono sgomenti, episodio mai avvenuto, ci ha sorpresi, siamo perplessi come genitori, arrivare ad usare la violenza per una sospensione, mi sembra esagerato, siamo una piccola realtà, la nostra scuola è una grande famiglia”.



Antonello Giannelli presidente associazione nazionale presidi, in collegamento con Storie Italiane, ha commentato: “Siamo scandalizzati e sconcertati, non è il primo episodio di violenza ma mai fino a questo punto, è un crimine e chi l’ha commesso è un delinquente, serve una condanna esemplare in modo che a chiunque gli venga in mente qualcosa del genere, gli passi subito. Valuteremo la possibilità di costituirci parti civile insieme ai legali, vogliamo una condanna pesante di modo che a nessuno venga in mente di compiere azioni di questo genere”.



PRESIDE PICCHIATO DA PATRIGNO ALUNNO, COME LUI IL PROF MORABITO: “ERANO IN 5…”

In studio a Storie Italiane anche il professor Morabito, vittima di una storia molto simile a quella del preside picchiato dal patrigno di un alunno, due anni fa: “Degli uomini mi hanno bloccato per non farmi fuggire e in cinque mi hanno pesato a sangue. Due di loro erano genitori di allievi della classe. Al momento c’è il processo in corso, è iniziato a gennaio, e ad aprile avremo una nuova udienza. Ciò che mi sconvolge è giustificare l’atto, non si deve farlo, va tolta immediatamente la patria potestà a questi genitori che si comportano in questo modo e che crescono futuri criminali”.



Giannelli ha ripreso la parola: “Nella scuola si entra e si esce come si vuole, sono istituzioni aperte al pubblico, non sarebbe fisicamente possibile chiudere la scuola. Una certa apertura della scuola alla società è iniziata negli anni ’70 – ha continuato – io non sono contrario ma il problema è che non ci sono più certi valori, le figure istituzionali sono messe in discussione, siamo di fronte ad un imbarbarimento della società. Servono pene più severe e che siano veloci”.