Grazie, preside Squillace. Grazie per aver preso la penna in mano e aver dato voce con semplicità e chiarezza a quel che tanti pensano ma non sanno dire – e men che meno potrebbero dire con la sua cultura.
Perché infatti la sua lettera ha avuto tanto successo, è diventata rapidamente tanto virale da essere ripresa perfino dal New York Times? Perché, io credo, dà voce al sentimento di tanti, della grande maggioranza mi azzarderei a dire, che nei mezzi di comunicazione non trovano spazio.
Certo, ci sono gli scettici, quelli che “perché tanto can can per una banale influenza, quando ci sono ben altri problemi a cui pensare?”, se non addirittura “è tutta una montatura, ci sono sotto gli interessi delle case farmaceutiche” e via complotteggiando. Sulla sponda opposta i catastrofisti, gli allarmisti, quelli che danno l’assalto ai supermercati, che si scazzottano per l’ultima scatoletta di tonno. Sì, scettici e catastrofisti ci sono, e troppo spesso la scena dei media è tutta per loro.
Ma in mezzo c’è il popolo. In mezzo c’è la gente sana, la gente che lavora e suda e risparmia e rispetta le leggi, la gente che come lei potrebbe ripetere “Non sta a me valutare l’opportunità del provvedimento, non sono un esperto né fingo di esserlo, rispetto e mi fido delle autorità e ne osservo scrupolosamente le indicazioni“.
È una brutta, bruttissima abitudine di chi guida l’opinione pubblica in questo Paese quella di dipingere gli italiani come il popolo dei furbi, degli opportunisti, dei protesto-contro-tutti-e-contro-tutto. Ma la forza del nostro Paese sono i milioni di operai/e e contadini/e, artigiani/e e imprenditori/trici che lavorano e rischiano e investono, e le mille e mille mamme e nonne e zie e quant’altro che fra le mura di casa lavorano anche più di quelli/e che stanno fuori: donne e uomini si lamentano sempre del governo e delle tasse e della burocrazia e delle scarse politiche per la famiglia e così via – e ne hanno ben ragione! -, ma poi continuano tenacemente a lavorare, a casa e fuori, con serietà e con tenacia. E che davanti al coronavirus stanno facendo esattamente quel che lei scrive, “mantenere il sangue freddo, non lasciarvi trascinare dal delirio collettivo, continuare – con le dovute precauzioni – a fare una vita normale”, e certamente sottoscrivono il suo suggerimento: “usiamo il pensiero razionale per preservare il bene più prezioso che possediamo, il nostro tessuto sociale, la nostra umanità”.
Dunque grazie per aver dato voce a questa grande fetta del nostro popolo. Grazie davvero, perché non era scontato, poteva starsene zitto e tranquillo, come tanti: ci ha mostrato che i nostri ragazzi possono avere ancora dei veri maestri, e non solo la “cattiva maestra televisione” di popperiana memoria.
P.S.: Quanto ai pregi – veri – e ai difetti – spesso presunti – degli italiani, a chi non fosse convinto suggerisco un paio di letture: Omaggio agli italiani di Ida Magli e Doveroso elogio degli italiani di Rino Cammilleri.