Kais Saied, il presidente della Tunisia, è stato recentemente accusato di antisemitismo in seguito ad alcune dichiarazioni, rimbalzate ovunque tra l’indignazione generale sui social network, in merito all’uragano Daniel. Quest’ultimo ha colpito il 10 settembre la Libia orientale provocando inondazioni e migliaia di morti in tutto il paese, specialmente nella città di Derna. Inoltre, l’uragano ha toccato anche Turchia, Bulgaria e Grecia. Secondo il presidente della Turchia, e queste sono le dichiarazioni che hanno destato grande scalpore in tutto il mondo, nella scelta del nome vi sarebbe l’influenza di un sedicente “movimento sionista globale” il cui intento è quello di promuovere il nome del profeta ebraico Daniele.



Le dichiarazioni del presidente della Turchia sull’uragano Daniel

Il video incriminato del presidente della Tunisia è stato rilasciato dal suo stesso ufficio e lo ritrae durante una riunione del suo governo. Secondo la sua dichiarazione, “in merito all’uragano Daniel, non si sono nemmeno presi la briga di mettere in dubbio l’origine di questo nome. Chi è Daniel”, chiede alla platea, “è un profeta ebreo“. La mente dietro al piano, secondo Saied, è “il movimento sionista” che si sarebbe “insinuato, lasciando le menti e tutti i pensieri in un completo come intellettuale“.



Il presidente della Tunisia, però, ci ha tenuto anche a sottolineare che “il problema non riguarda gli ebrei, ma il movimento sionista globale” che secondo la sua opinione si sarebbe “penetrato per attaccare la mente e il pensiero, da Daniele ad Abramo”. Quest’ultimo riferimento sarebbe, a sua volta, una stoccata ai famosi Accordi che ne portano il nome con i quali nel 2020 furono normalizzati i rapporti tra Israele e Bahrein, Emirati e Marocco, ai quali il presidente della Tunisia si è sempre fermamente opposto. Riferimento che gli è servito, ancora una volta, per rifiutare categoricamente qualsiasi normalizzazione tra Israele e Tunisi, che “equivale ad alto tradimento contro il popolo palestinese e i suoi diritti in Palestina, in tutta la Palestina”.

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