MINNEAPOLIS – “Must be the money” come cantava qualche anno fa tale Nelly, rapper americano, devono essere i soldi. Questione di soldi anche per “candidarsi ad essere candidato”, cioè per essere parte della contesa nella scelta del candidato presidenziale. Le elezioni sembrano ancora lontane. A tutti tranne che a chi le vuole vincere. E per vincere qualcosa di soldi ce ne vogliono tanti, sia che tu sia repubblicano che democratico. Quella delle candidature è una corsa ad ostacoli lunga e spietata, come un gran premio della montagna al Tour de France: si comincia con un gruppone di pretendenti speranzosi e si finisce che crollano tutti, prima o poi, e resta solo chi vince.
Nel gruppone repubblicano i candidati stanno testando “creativamente” nuovi modi per raccogliere fondi mentre si affannano alla ricerca di un posto al sole. Per esistere, per cominciare ad essere visibile, per apparire in TV e far parlar di sé c’è da qualificarsi per il primo dibattito, il 23 Agosto a Milwaukee. Avete capito bene: qualificarsi. Perché non è che uno decide di voler fare il candidato presidenziale e tutti gli fanno spazio.
Se a Milwaukee ci vuoi essere devi soddisfare sia le soglie dei sondaggi, che una soglia minima per la raccolta fondi. Oltre naturalmente ad essere idoneo, avere quelle caratteristiche di status che si richiedono a un presidente (nascita, residenza, età). Bisognerà poi essere in regola con le cose burocratiche, come i moduli FEC 2 (dichiarazione di candidature) e FEC 1 (dichiarazione di organizzazione). Rispetto ai sondaggi occorrerà anche che in almeno tre polls nazionali condotte via chiamata diretta o text message su 800 elettori repubblicani registrati (semplifico) l’aspirante candidato abbia raccolto l’1% dei consensi. Ma, dicevo, “it must be the money” anche i soldi sono un requisito. Ci vogliono almeno 40.000 donatori unici, ci vuole anche che da almeno 20 Stati giungano 200 contributi. Ed è qui che occorre essere “creativi” per farcela. Siamo all’inizio della tappa di montagna e all’inizio i soldi ce li hanno tutti, come all’inizio hanno fiato da spendere anche quei ciclisti che si spomperanno strada facendo.
Cosa si stanno inventando gli aspiranti candidati? Esempi: il governatore del North Dakota, Doug Burgum, offre buoni regalo da 20 dollari a persone che donino almeno un dollaro alla sua campagna presidenziale, l’imprenditore Vivek Ramaswamy ha promesso ai fundraisers che lavorano con la gente comune (grassroot fundaraisers) una provvigione del 10% sul denaro che porteranno alla sua campagna. Altri candidati stanno semplicemente chiedendo donazioni di un dollaro oppure offrendo gadget e cianfrusaglie varie (come si faceva in Italia quando ero bambino io, tra penne, portachiavi e simili). Ovvio che c’è chi comincia a chiedersi se non sia il caso di dare una risistemata a questi requisiti, visto che le pratiche ormai in atto, sostanzialmente, li raggirano, per non dire che si tratta di pratiche in aperta violazione delle norme sui finanziamenti elettorali. Intanto si rimedia alla possibilità di ritrovarsi con troppi candidati ipotizzando un secondo dibattito il 24 Agosto.
Uno o due dibattiti, ma in ogni caso non aspettatevi di trovarci Trump. Lui lo conoscono già tutti e poi che interesse avrebbe a condividere il palcoscenico e trattare alla pari personaggi pressoché ignoti al grande pubblico? Per dar loro un briciolo di notorietà con la sua presenza? Comunque sia “It must be the money”, il circo repubblicano porta soldi e business a Milwaukee, dal mese prossimo al Luglio 2024 quando la città del Wisconsin ospiterà la Convention repubblicana. Aspettiamo il primo dibattito e speriamo che tra i requisiti non scritti, tra un fundraising ed un altro, ci sia anche la passione per il bene comune. God Bless America!
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