Nei primi 3 mesi del 2019 la pressione fiscale che pesa sulle tasche degli italiani è schizzata al top con dati mai così alti dal 2015: lo rileva l’Istat che individua nel 38% il dato preoccupante sulla pressione delle tasse, in aumento dello 0,3% rispetto allo stesso periodo del 2018. L’Istituto di Statistica precisa che il dato si riferisce al confronto annuo tra gli stessi trimestri, dato che la media annua della pressione fiscale è normalmente più alta: da statistica, la pressione delle tasse sulle tasche dei cittadini ad inizio anno è più basso dei restanti altri mesi e il 2019 si preannuncia non da meno. Nel periodo in cui l’Italia rischia l’infrazione per il deficit troppo alto, con la trattativa in corso tra Commissione Ue e Governo italiano, l’stat rivela che nel primo trimestre 2019 il rapporto tra deficit e Pil è stato pari al 4,1%: l’incidenza dell’indebitamento, sottolinea l’Istituto, è scesa lievemente rispetto allo stesso periodo del 2018 anche se lo stesso Istat annuncia come il confronto reale può essere fatto sul deficit solo su base annua e non stagionale.



ISTAT, CRESCE POTERE D’ACQUISTO MA FRENANO I CONSUMI

Tra gli altri dati contenuti nel report Istat gennaio-marzo 2019, si sottolinea il potere d’acquisto delle famiglie che è gradualmente cresciuto rispetto al primo trimestre 2018 (+0,9%): un aumento che arriva dopo due cali consecutivi, tornando così a segnare un nuovo massimo dal 2012. Resta però di fatto sotto il picco pre-crisi segnato nel 2007 (-5,7%): in questo senso, l’Istat parla infatti di un «marcato recupero del reddito che grazie alla frenata dell’inflazione, si è trasferito direttamente in crescita del potere d’acquisto». Purtroppo proprio l’esigua crescita del potere d’acquisto non riesce a portare in su i livelli dei consumi: nei primi tre mesi del 2019 le famiglie hanno fatto crescere il consumo medio solo dello 0,2% frenando pesantemente su base congiunturale (erano aumentati dello 0,6% alla fine del 2018). Infine, la propensione al risparmio delle famiglie è stata secondo l’Istat dell’8,4%, con un aumento secco di 0,7 punti percentuali rispetto al trimestre precedente.

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