Il geologo Alberto Prestininzi non ci sta agli allarmismi sul cambiamento climatico: “La Terra non è mai stata bene come ora”, ha affermato in una intervista a La Verità. “Abbiamo il 30% di massa vegetale in più rispetto a cinquant’anni fa”. Anche l’Amazzonia non si sarebbe a suo parere ristretta. “È falso. Tutte le foreste si stanno allargando. È l’uomo che la devasta per impossessarsi dei minerali, sono le miniere a cielo aperto”.
La colpa, dunque, non sarebbe del surriscaldamento globale. “Dal 1800 c’è stato un aumento di circa un grado di temperatura”, ha rivelato il fondatore del Centro di Ricerca Previsione, Prevenzione e Controllo dei Rischi Geologici dell’Università della Sapienza. “La letteratura mondiale testimonia però come il clima è sempre cambiato, con grandi cicli di circa 100 mila anni, intervallati da cicli più brevi. Tutti questi cicli trovano ampie correlazioni nelle oscillazioni dell’asse terrestre e nell’attività solare”.
Prestininzi (geologo): “Terra sta bene”. Il parere del negazionista climatico
Alberto Prestininzi sostiene anche che ci siano stati dei periodi storici in cui la situazione climatica era peggiore di quella attuale. “Uno studio realizzato tra Italia – i dati sono del Centro Nazionale delle Ricerche – e Spagna, ha confermato che durante il periodo romano – la stima è 2.100 anni fa – le acque del Mediterraneo erano più calde di circa 2 gradi”. E riflette: “Che cosa c’entra allora la CO2 col clima?”
La teoria in questione, secondo l’esperto, è supportata da diversi elementi. “In mare vivono dei piccoli animali che si chiamano foraminiferi. Sono molto amati dai paleontologi e stratigrafi perché sono degli eccezionali fossili guida e sono in grado di determinare l’età, la profondità ottimale della loro vita, e la temperatura dell’acqua, attraverso il rapporto calcio-magnesio del loro guscio”. Ma non solo. “Molti passi alpini che i Romani usavano per spostarsi verso il nord, oggi non sono percorribili perché coperti da alcuni ghiacciai. C’è stato un periodo, circa 7 mila anni fa, documentato da un’ampia letteratura, noto come caldo Olocenico, che ha visto la scomparsa dei ghiacciai oltre i 3.500 metri”.