La scristianizzazione della Francia che oggi denunciano in molti in realtà ha origini lontane, esattamente dai tempi della Rivoluzione, che fu una rivolta anticlericale oltre che anti monarchica. Anticipò per molti versi quello che sarebbe accaduto dopo la rivoluzione russa: chiusura delle chiese, soppressione degli ordini religiose, uccisione dei sacerdoti e delle religiose. La laicità imposta è sempre durata, pur attenuandosi, fino a oggi, tanto che, pochi sanno, gli edifici religiosi, anche la cattedrale di Notre Dame che recentemente ha rischiato di essere distrutta, appartengono allo stato, non alla Chiesa. Secondo l’intellettuale Jérôme Fourquet, però, come riporta il sito corrispondenza romana, “il cattolicesimo oggi in Francia sta attraversando la sua fase terminale”. Secondo dati raccolti recentemente, la partecipazione dei fedeli alla S. Messa è ormai ridotta a meno del 4% nelle città, all’8% nelle zone rurali ed i matrimoni in chiesa sarebbero solo il 40%: «C’è una scristianizzazione crescente», rivela Fourquet, che mette in guardia da una religione camuffata «con i valori laicisti anticristiani, come sta anche avvenendo». Ed ancora: «La dislocazione della matrice cattolica dalla società francese è quasi totale».
IL FUTURO DEL CRISTIANESIMO
Gli studi dicono che se le cose continuano in questo modo, l’ultimo matrimonio in chiesa sarà celebrato nel 2031 e l’ultimo battesimo si terrà nel 2040. Non ci saranno più sacerdoti entro il 2044. Nel 1950 erano 50mila, oggi sono 10mila e quasi tutti anziani. I seminari sono semideserti. Molti edifici religiosi sono stati trasformati in biblioteche, ristoranti, musei, cinema o anche palestre. Nelle ultime settimane si è poi assistito a un elemento estremo, che la dice lunga del ritorno anche della violenza verso i cristiani, l’incendio di diverse chiese. In tutto questo ci mette mano anche lo stato, come quando nel 2017 a Ploërmel, per ordine della magistratura, venne rimossa la croce sovrastante una statua di Giovanni Paolo II, accusata di violare la separazione tra Stato e Chiesa. Secondo il sociologo Mathieu Bock-Côte ritiene che la Francia stia vivendo «un processo di decomposizione nazionale e di civiltà che le autorità hanno deciso di accompagnare e moderare, senza pretendere di combatterlo o di rovesciarlo, come se fosse inevitabile». “Oggi questa società è l’ombra di quello che era – spiega ancora Fourquet –. È in corso un grande cambiamento di civiltà”. Sembra inevitabile allora ripensare all’incendio di Notre Dame come un segno dei tempi, ma le immagini di tante persone inginocchiate per strada a pregare per la sua salvezza sono un segno di speranza.