Presunti maltrattamenti su bambini in un istituto religioso a Ischia. La vicenda è esplosa dopo che una bambina ha registrato in un filmato una delle presunte violenze che si sarebbero consumate durante il doposcuola e tra i bambini in attesa di essere affidati o adottati. Nel filmato si vede una suora schiaffeggiare un bambino e tirarlo con forza per i capelli, colpendo anche il fratello e gli altri bambini che la imploravano di smetterla.
Storie Italiane, in collaborazione con Il Mattino, ha raccolto la testimonianza anonima di una madre che in passato ha vissuto nello stesso istituto religioso e ha deciso di raccontare i maltrattamenti che sarebbero stati commessi sul figlio, all’epoca un bimbo di appena 15 mesi: “l’ho visto sbalzare via – racconta – Il bambino mise le mani vicino alla cucina, prima lo picchiò sulle mani e dopo lo prese per il braccio, lo sbalzò. Io quando vidi mio figlio volare, come se fosse un libro o qualcosa che appoggi sul divano, mi misi a piangere e gridai”. Poi la corsa immediata dalla superiore per denunciare il terribile episodio e la risposta che avrebbe ricevuto: “Tengo da fare, sono impegnata”.
Presunti maltrattamenti su bambini, testimone: “mangiavamo cose scadute”
La madre ascoltata da Storie Italiane ha denunciato un episodio di maltrattamenti che sarebbe stato commesso sul figlio di appena 15 mesi. Prosegue il suo racconto ricordando che “dato che la superiora non se ne fregò più di tanto io presi e picchiai Suor ***, mi presi mio figlio e me ne scappai dall’istituto per tutto il pomeriggio”. Sostiene con fermezza che “lì dentro i bambini venivano maltrattati, mangiavamo cose scadute, eravamo nel degrado” e riconosce di non aver “fatto la denuncia per paura che mi potevano togliere mio figlio”.
La donna ha deciso di rompere il silenzio e di tornare a parlare di questi maltrattamenti sui bambini da quando “ho capito leggendo i nomi che sono le stesse suore di quando stavo io. Sono le stesse tutte e tre. C’era pure un altro bambino che era leggermente ritardato, lui e la sorella dovevano andare in affidamento, eppure veniva maltrattato”. E sostiene che le assistenti sociali non le avevano mai creduto quando aveva provato a raccontare prima di tali maltrattamenti. “Non voglio far vedere il mio viso per tutelare mio figlio” spiega a Storie Italiane, ma si dice disponibile a fornire la propria testimonianza agli inquirenti.