Un prete cattolico è stato arrestato in Kenya con l’accusa di diffondere il Coronavirus perché non ha rispettato la quarantena dopo un viaggio in Italia: si tratta della seconda persona alla quale viene mossa un’accusa di questo tipo nel Paese africano. Per ora in Kenya la diffusione del Coronavirus è estremamente ridotta: gli ultimi numeri parlano di 234 casi e 11 morti; il governo ha comunque bandito ogni assembramento pubblico, ponendo vincoli pure ai funerali, oltre ad imporre il coprifuoco e restrizioni ai movimenti da e per le quattro regioni più colpite dal Covid-19 in Kenya.
Al sacerdote cattolico Richard Onyango Oduor è stata mossa l’accusa di avere “diffuso con negligenza una malattia infettiva” perché secondo le autorità non avrebbe rispettato la quarantena al rientro da un viaggio in Italia.
Il prete ha respinto questa accusa ed è stato liberato dietro al pagamento di una cauzione pari a 150.000 scellini kenioti, che corrispondono a circa 1300 euro. Onyango Oduor adesso dovrà passare altri quattordici giorni in quarantena e sabato 2 maggio dovrà presentarsi di nuovo in tribunale a Nairobi, la capitale del Kenya.
PRETE CATTOLICO ARRESTATO IN KENYA: LE PRECAUZIONI CONTRO COVID-19 IN AFRICA
L’arcivescovo Anthony Muheria, che è la guida delle Diocesi cattoliche di Nyeri e Kitui, ha dichiarato all’agenzia Reuters di non poter fare alcun commento sul caso e che spetta alle autorità civili stabilire se il prete ha violato le disposizioni della legge del Kenya per il contenimento del Coronavirus. Prima di Richard Onyango Oduor, era stato accusato anche Gideon Saburi, vice-governatore della regione costiera Kilifi County, per essere apparso in pubblico senza adottare le necessarie precauzioni e gli era stato imposto l’obbligo di quarantena.
Più in generale, in Africa il Coronavirus finora non è un grosso problema, ma potrebbe naturalmente sommarsi ai tanti guai del Continente Nero: la prudenza dunque è d’obbligo, ma molti Paesi registrano difficoltà a far rispettare le restrizioni. Proprio a Nairobi è stato arrestato l’organizzatore di una festa in un ristorante.
In Botswana invece l’intero Parlamento e il presidente Mokgweetsi Masisi sono in quarantena a causa della positività proprio di un operatore sanitario che li stava testando. Infine, il ministro sudafricano delle comunicazioni è stato sospeso per due mesi per avere violato il lockdown.