Un prete cattolico è stato condannato a ben 11 anni di carcere in Bielorussia per “alto tradimento”. La notizia è riportata da CatholicNewsAgency, che narra la vicenda con protagonista padre Henryk Akalatovich, prete condannato lo scorso 30 dicembre, così come riferito da un rappresentate di un’organizzazione per i diritti umani che sta seguendo la storia. Quella di alto tradimento, precisa CNA, è un’accusa che solitamente il regime del presidente Lukashenko applica ai prigionieri politici, ma lo stesso prete, un sacerdote cattolico di anni 64, ha fatto sapere di negare qualsiasi tipo di accusa nei suoi confronti, così come precisato dal Viasna Human Rights Center attraverso la propria pagina ufficiale di X.com.
A complicare ulteriormente la situazione il fatto che il prete in questione ha già avuto un infarto di recente, e si era sottoposto anche ad un intervento chirurgico a seguito della scoperta di un tumore, prima del suo arresto risalente a poco più di un anno fa, a novembre 2023.
PRETE CATTOLICO CONDANNATO IN BIELORUSSIA: “HA BISOGNO DI CURE”
L’organizzazione a riguardo ha fatto sapere che si tratta quindi di una persona non compatibile con un regime carcerario, soprattutto con quello durissimo della Bielorussia: “Ha bisogno di cure e trattamenti speciali”, precisa ancora Viasna. Parlando con l’agenzia di stampa internazionale Associated Press, la stessa organizzazione ha spiegato che Akalatovich è il primo sacerdote cattolico ad essere condannato in Bielorussia per delle accuse penali solitamente rivolte a prigionieri politici da quando è caduta l’Unione Sovietica, quindi dal 1991, ben 34 anni fa.
“La dura sentenza ha lo scopo di intimidire e mettere a tacere centinaia di altri sacerdoti in vista delle elezioni presidenziali di gennaio”, ha aggiunto il rappresentante di Viesna. A riguardo, proprio lo scorso mese di dicembre, i vescovi cattolici bielorussi hanno invitato i sacerdoti a limitare le loro apparizioni sui media pena il rischio di possibili ripercussioni, e quanto accaduto al prete di cui sopra sembrerebbe un chiaro esempio di cosa possa verificarsi a chi “parla troppo” contro il regime.
PRETE CATTOLICO CONDANNATO IN BIELORUSSIA: L’AVVISO DELLA CONFERENZA EPISCOPALE
La Conferenza Episcopale nazionale, aveva inviato di preciso tale messaggio: “Chierici e religiosi devono ricordare che sono chiamati a predicare l’insegnamento di Cristo, non le proprie opinioni e punti di vista, specialmente quelli che potrebbero causare confusione, scandalo o divisione… Ciò include l’astensione da dichiarazioni ed espressioni politiche”. L’Associated Press ha invece spiegato che la condanna del prete è giunta mentre le “autorità bielorusse hanno intensificato la loro repressione radicale del dissenso in vista delle elezioni presidenziali del 26 gennaio che conferiranno quasi certamente al presidente Alexander Lukashenko un settimo mandato”.
Lukashenko è stato il primo presidente eletto in Bielorussia dopo il crollo dell’Unione Sovietica, con elezioni avvenute nel 1994, di conseguenza governa da 30 anni la nazione e continuerà molto probabilmente a farlo ancora a lungo. E’ rimasto al potere istituendo una sorta di regime, appoggiando ciecamente il presidente russo Vladimir Putin e rinchiudendo più di 1.200 prigionieri politici in prigione.
PRETE CATTOLICO CONDANNATO IN BIELORUSSIA: LA STORIA DI PADRE AKALATOVICH
Padre Akalatovich è originario della Polonia, nazione non proprio inviso alla Bielorussia, ma ha comunque la cittadinanza dello stato in cui professa la sua fede. E’ diventato sacerdote nel 1984, ed ha prestato servizio come parroco presso la chiesa di San Giuseppe situata nel distretto di Valozhyn, nella regione di Minsk.
A novembre del 2023 era stato arrestato dopo di che, a circa un anno dal suo fermo, lo scorso 25 novembre 2024, era iniziato il processo che si è concluso proprio in queste ore con una sentenza choc, visti gli undici anni di carcere. Tra l’altro non è ben chiaro perchè lo stesso sia condannato ma è probabile che abbia professato qualcosa contrario al regime di Lukashenko.