CONDANNATO PER FRODE IL PRETE IN CINA CHE NON HA RICONOSCIUTO LA CHIESA “APPROVATA” DAL REGIME
Si chiama Joseph Yang Xiaoming, è un sacerdote cattolico cinese ed è stato da poco condannato per “frode” e “furto di identità di personale religioso” per aver semplicemente rifiutato di registrarsi presso la controversa Associazione Patriottica Cattolica Cinese (CCPA), l’organo del regime che di fatto nomina vescovi e detta le leggi ecclesiastiche. Al netto del difficile accordo Cina-Vaticano che in forma sperimentale viene rinnovato ogni due anni cercando di trovare punti di contatto tra la Santa Sede e il regime comunista – e nonostante lo sforzo continuo della diplomazia vaticana nel tentare anche con Papa Francesco di istituire un dialogo sincero e franco con Pechino – la condizione per i cristiani in Cina restano piuttosto allarmanti.
L’ultima storia arriva dalle testimonianze rese ad Asia News e ChinaAid da alcuni diretti osservatori della vicenda del sacerdote in diocesi di Wenzhou nello Zhejiang: è stato infatti incriminato e condannato per aver violato la legge rifiutandosi di registrarsi presso l’Associazione patriottica cattolica cinese (CCPA), autorizzata dallo Stato. Padre Joseph Yang Xiaoming si è visto comminare le durissime sanzioni previste: dalla cessazione delle sue attività sacerdotali, alla confisca delle entrate illegali di 28.473,33 yuan (3.913 dollari), oltre ad una multa di 1.526,67 yuan (210 dollari). In sede di processo – dall’imparzialità che lascia ovviamente il tempo che trova, ndr – Yang ha contestato le accuse presentando alla corte un certificato di ordinazione valido «rilasciato dal vescovo di Wenzhou e dall’Ufficio per gli affari religiosi del distretto di Longwan, in cui il governo del distretto di Longwan ha riconosciuto l’autenticità del documento davanti alla corte , riconoscendo così che era stata ordinata secondo le norme della Chiesa cattolica». Inutile dire che la corte ha cassato il ricorso e condannato il sacerdote cattolico all’espulsione dalle attività religiose in Cina.
SEMPRE PIÙ ILLIBERALI I CONTROLLI DELLO STATO SUI CRISTIANI: LE TESTIMONIANZE
Secondo quanto riporta AsiaNews sull’assurdo caso di Padre Yang Xiaoming, la sua nomina è sì stata proposta dalla Chiesa locale ma non approvata dalla “partecipata” dello Stato, altresì detto regime: «Zhumin ha ripetutamente rifiutato di riconoscere il CCPA ed è stato a sua volta detenuto in più occasioni», riportano le poche fonti cinesi che hanno commentato la vicenda con portali cattolici internazionali.
Dopo le ultime misure illiberali sulla continua riduzione della libertà dei cristiani – partecipare e sostenere attivamente alla propaganda del PCC, sostenere il sistema socialista del Governo cinese ed esaltare “l’amore per la patria” – il controllo del regime sulla Chiesa cinese è sempre più pressante: è dal 2018 che l’Amministrazione nazionale per gli affari religiosi (NRAA) è stata posta sotto il Dipartimento del lavoro del Fronte Unito (DFU), che è sotto il controllo diretto del Comitato centrale del partito. Leggendo sul recente report della rivista sulla libertà religiosa “Bitter Winter”, «Senza l’approvazione del dipartimento per gli affari religiosi del governo popolare, o la registrazione presso il dipartimento per gli affari civili del governo popolare , non sono consentite attività religiose in nome di organizzazioni religiose». In maniera ancora più stretta negli ultimi anni, nonostante l’accordo con il Vaticano, il regime di Xi Jinping arriva a controllare direttamente il clero, cacciando e perseguitando chi si rifiuta come Padre Yang Xiaoming di sottostare alle direttive del partito comunista: nell’articolo 33 delle nuove norme approvate dal NRAA, «L’Amministrazione statale per gli affari religiosi istituirà un database del clero religioso, i dipartimenti governativi per gli affari religiosi del popolo locale dovrebbero fornire e aggiornare le informazioni di base sul clero religioso, inclusi premi e punizioni, cancellazione di documenti e altre informazioni». Le parole di Papa Francesco e la recente visita di Zuppi in Cina sono servite anche per provare a tracciare una linea di confronto sulla situazione di costante repressione a cui sono costretti i cristiani nella più grande dittatura comunista esistente al mondo.