LA RISSA TRA PRETI IN UCRAINA: IL VIDEO CHOC
Il crocifisso è un simbolo drammatico di unità: unità nel segno di Gesù, morto per l’appunto in croce per la salvezza dell’uomo. Vedere un prete attaccare un altro prete a colpi di crocifisso fa dunque ancora più impressione, al netto delle motivazioni e spiegazioni di cui a breve vi renderemo conto. Avviene tutto in Ucraina, nella martoriata Ucraina in guerra da oltre 160 giorni: mentre si stava celebrando un funerale di un soldato morto in un villaggio rurale ucraino, un sacerdote della Chiesa Ortodossa Russa (ROC) Anatoly Dudko ha colpito un prete della Chiesa Ortodossa Ucraina (UOC) con una croce di legno, prima che altri presenti riuscissero a dividerli.
Il video qui sotto fa vedere il momento in cui il prete russo Dudko, preso dall’ira, si scaglia contro il “fratello cristiano” originario dell’Ucraina: secondo quanto riportato dai media internazionali, pare che il motivo sia scaturito dall’omelia tenuta pochi istanti prima dal sacerdote ucraino. In pratica aveva accusato Putin di aver iniziato la guerra in Ucraina per difende la fede ortodossa russa: non solo, pare che il sacerdote ucraino abbia anche accusato il russo di «collaborare con Putin» e «supportare le forze militari che hanno invaso l’Ucraina».
LA DISTANZA TRA LA CHIESA DI RUSSIA E UCRAINA: L’APPELLO DEL PAPA
Al netto della spiacevole e “simbolica” rissa scatenata tra preti della medesima fede ortodossa, la distanza oggi tra la Chiesa ucraina e quella russa è ai massimi storici. «Non siamo d’accordo con la posizione del patriarca di Mosca Kirill sulla guerra», ha spiegato fermamente la Chiesa ortodossa ucraina a fine maggio in un lungo comunicato che prendeva piena distanza dai “fratelli” russi, «Il Concilio condanna la guerra come una violazione del comandamento di Dio ‘Non uccidere!’ ed esprime le condoglianze a tutti coloro che stanno soffrendo nella guerra».
Il portavoce della chiesa ucraina ancora legata formalmente a Mosca, l’arcivescovo Kliment, parlando con l’Afp ha affermato come il Consiglio abbia sottolineato il suo «rifiuto completo della posizione del Patriarca Kirill riguardo alla guerra. Non solo non è riuscito a condannare l’aggressione militare russa, ma non è nemmeno riuscito a trovare parole per il popolo ucraino sofferente». In una recente intervista a Vatican News, l’archimandrita Cyril Hovorun – teologo di fama internazionale – ha ribadito cosa serve ancora oggi per trovare un minimo di dialogo tra Mosca e Kiev dal punto di vista religioso: «la pace sostenibile si ottiene attraverso la riconciliazione delle idee, quando le persone iniziano, non necessariamente a pensare allo stesso modo, ma almeno ad accettare di essere in disaccordo». Nell’ultimo Angelus da Piazza San Pietro anche Papa Francesco, atteso (ma ancora non confermato) nei prossimi mesi per un possibile decisivo viaggio sia a Mosca che a Kiev, ha rilanciato l’appello per il dialogo: «non ho mai smesso di pregare per il popolo ucraino, aggredito e martoriato, chiedendo a Dio di liberarlo dal flagello della guerra. Se si guardasse la realtà obiettivamente, considerando i danni che ogni giorno di guerra porta a quella popolazione ma anche al mondo intero, l’unica cosa ragionevole da fare sarebbe fermarsi e negoziare. Che la saggezza ispiri passi concreti di pace».