La notizia del prete ucciso in Francia e della confessione del suo killer ha caratterizzato la mattinata di ieri, lunedì 9 agosto 2021. Come vi abbiamo raccontato sulle nostre colonne, il corpo privo di vita del religioso è stato rinvenuto a Saint-Laurent-sur-Sèvre, in Vandea, nella porzione occidentale del Paese transalpino. A comunicare il ritrovamento sono state la diocesi e la gendarmeria di Mortagne-sur-Sèvre, con l’agenzia Afp che per prima ha annunciato che l’assassino aveva confessato il delitto commesso: si tratta del rifugiato africano Emmanuel Abayisenga, messo sotto controllo giudiziario nell’ambito dell’inchiesta sull’incendio della cattedrale di Nantes nel luglio 2020.



L’omicida che ha spezzato la vita di Olivier Maire, è nato nel 1981 a Muhanga, nel sud del Ruanda. Di fatto, era un adolescente quando nel suo Paese divampò la guerra civile che ha opposto l’etnia Tutsi a quella Hutu, la sua, massacrata nel 1994. Come riporta “Il Corriere della Sera”, il padre è un istitutore, la madre è profondamente cattolica e ha una dozzina di fratelli. La famiglia intera aveva abbandonato la nazione quando era salito al potere Paul Kagame. Dopo due anni era tornata in Ruanda, ma il padre era stato assassinato e uno zio era stato arrestato con l’accusa di genocidio.



CHI È IL KILLER DEL PRETE UCCISO IN FRANCIA: INCONTRÒ PAPA FRANCESCO

Abayisenga giunse nel 2012 in Francia e immediatamente ricercò appoggio presso le comunità cattoliche, impegnandosi all’interno della Croce Rossa e del Soccorso Cattolico, sino a diventare volontario per tre anni alla cattedrale di Nantes, della quale divenne sagrestano nel 2019. Però, soltanto un anno più tardi, tentò di incendiarla: proprio lui che, ricorda il “Corriere”, sognava di diventare “animatore pastorale” dei rifugiati, tanto da frequentare un apposito corso di formazione nel 2016.



In quello stesso anno si recò a Roma, incontrando addirittura Papa Francesco (si vocifera di presunte fotografie che lo ritrarrebbero in compagnia del Pontefice). Poi, improvvisamente il tracollo psichico: dopo avere dato alle fiamme la cattedrale, il killer di Olivier Maire rivelò di avere subìto un’aggressione alla fine del 2018 mentre chiudeva il portone della chiesa, convincendosi quindi che al suo interno vi fosse il diavolo e di doverlo scacciare.