La fuga dei fedeli dalla Chiesa Cattolica – intesa come istituzione, più che come credo a sé stante – è un fatto ormai ampiamente assodato (oltre che temuto dalle istituzioni ecclesiastiche), ma ora potrebbe arrivare una vaga spiegazione al fenomeno: secondo diverse ricerche – infatti – negli States il numero di preti che si definiscono progressisti o liberali è ormai vicino allo zero; mentre dall’altra parte crescono sempre di più i fedeli che immaginano – o desiderano – un’istituzione liberal, meno conservatrice e più vicina alle istanze sociali dei tempi moderni. Il dato è stato stimato già lo scorso anno dall’Associated Press, mentre ora è arrivata un’ulteriore conferma da parte della rivista Politics and Religion che si unisce ad una terza indagine condotta Catholic University di Washington: in tutti i casi – e a breve ci arriveremo – emerge chiaramente una netta divisione tra i preti giovani e quelli anziani, con i primi sempre più conservatori dopo anni in cui i secondi hanno combattuto per una Chiesa guidata da progressisti.



Prima di arrivare ai dati vale la pena fare un passo avanti per capire le possibili conseguenze di questo singolare fenomeno che includono (quasi certamente, ma senza reali conferme matematiche o statistiche) quel già citato abbandono massivo dell’istituzione ecclesiastica, ma anche – e questo potrebbe essere visto come un aspetto positivo – il fatto che preti meno progressisti potrebbero concentrare la loro attenzione attorno ai dettami e agli insegnamenti della Chiesa; lasciando da parte (o abbandonando del tutto) le questioni sociali come la sessualità, il gender e il ruolo delle donne.



I dati sul calo dei preti progressisti: negli anni ’70 erano il 68%, oggi sono meno dell’1%

Entrando nel vivo dei numeri e dei dati: l’Associated Press non riporta stime vere e proprie sul calo dei progressisti, limitandosi a constatare quanto vi abbiamo già ventilato partendo da diverse interviste con preti più o meno anziani; mentre Politics and Religion parla di un 54% di sacerdoti cattolici che si auto-definiscono “molto più progressisti” della maggior parte dei loro parrocchiani ed – infine – l’Università di Washington stima addirittura un 85% di giovani sacerdoti che si definiscono “conservatori” o “ortodossi”, contrariamente ad un 14% che si ritiene “nel mezzo” e ad uno scarsissimo 1% dei preti che ha barrato la casella con la voce “progressisti” o “liberali”.



Dati che presi così da soli non aiutano a capire la reale portata del calo netto (nettissimo) dei liberal, ma che assumono un senso completamente diverso se consideriamo che all’epoca del Concilio Vaticano II – sempre negli USA – erano circa il 68% dei nuovi preti ordinati a rientrare nelle file dei progressisti; mentre l’inversione di tendenza sembra essere iniziata non prima del 2010 e ha raggiunto proprio in questo 2024 la sua massima espressione.