ZELENSKY FIRMA LA LEGGE SUI NUOVI SOLDATI IN GUERRA E COMPRENDE ANCHE I PRETI: LA CHIESA PROTESTA MA NON OTTIENE NULLA

Il prossimo 18 maggio entrerà in vigore in tutta l’Ucraina una nuova legge proposta dal Presidente Zelensky e approvata dalla Verkhovna Rada, il Parlamento ucraino, sulla chiamata alle armi per migliaia di nuovi soldati. Tra di essi, a sorpresa, non vi è più l’esonero per i sacerdoti e dunque potenzialmente da questa estate circa 13mila preti saranno mandati in guerra contro la Russia di Putin. Già ad inizio aprile quando il disegno di legge era ancora in via di approvazione, la Chiesa aveva sollevato la forte preoccupazione per le sorti di migliaia di sacerdoti e soprattutto per i servizi fondamentali che quotidianamente vengono offerti dalle parrocchie e della Caritas alla popolazione, specie nelle zone più devastate dalla guerra in corso ormai da più di 2 anni.



Per questo motivo una folta delegazione di vescovi della Chiesa cattolica latina e delle Chiese protestanti ad inizio aprile hanno incontrato il presidente Volodymyr Zelensky per far presente la netta contrarietà alla nuova legge per effetti gravosi che comporterebbe: presenti, tra gli altri – informava la Chiesa di Milano sul proprio portale – il presidente della Conferenza episcopale mons. Vitaly Skomarovskyi, il vescovo di Kharkiv-Zaporizhsky Pavlo Honcharuk, il vescovo di Kyiv-Zhytomyr Vitaly Kryvytskyi, il vescovo di Odessa-Simferopol Stanislav Shirokoradiuk, il vescovo di Kamianets-Podilskyi Leon Dubravskyi e anche quello di Mukachevo, mons. Mykola Luchok.



«Abbiamo sottolineato che se si mobilitano i parroci o i responsabili del settore umanitario, in particolare la Caritas e tutte le sue divisioni, allora inizieranno grossi problemi, se alcune persone chiave, e talvolta anche gli stessi lavoratori, lasciano questo servizio e vengono portati al fronte», spiegava mons. Kryvytskyi al portale della Conferenza episcopale ucraina. Il leader ucraino si è congratulato con i rappresentanti della Chiesa augurandosi la pronta vittoria dell’Ucraina contro gli occupanti russi ma senza recedere di un solo passo rispetto alla legge che prevede migliaia di nuovi soldati da inviare al fronte (è stata di fatto tolta la clausola secondo cui era possibile lasciare l’esercito dopo 36 mesi di leva, ndr),



LE TESTIMONIANZE DEI VESCOVI DI KIEV E DONETSK: “SCELTA DRAMMATICA E SITUAZIONE GRAVE. ESONERANO I CIRCENSI MENTRE I PRETI NO”

La situazione è gravissima e nel silenzio quasi assordante di queste settimane, si sono levate due voci fuori dal coro all’interno delle Chiese ucraine per contestare nettamente il provvedimento voluto e non modificato al momento dal Governo Zelensky. Per il momento ciò che è chiaro è che dal 18 maggio migliaia di preti saranno mandati in guerra, come annota S.E.R. Mons. Oleksandr Yazlovetskyi, vescovo ausiliare della diocesi di Kiev-Zhytomyr e presidente della Caritas-Spes: «Abbiamo fatto i conti e sarebbero 13 mila persone in tutto: che sono poche rispetto ai risultati in guerra, mentre sono tante per gli aiuti che possono dare tra la gente», lamenta il prelato intervenuto su “La Voce e il Tempo”, riportato anche dal blog “Silere non possum”.

Manderanno i preti ma ad esempio esonerano i circensi, accusa ancora il vescovo ausiliare di Kiev, «sarebbero escluse dalla mobilitazione per il carattere umanitario della loro professione che quindi non è riconosciuto per noi sacerdoti». Non solo, non è previsto al momento una sostituzione dei tanti posti vacanti che verrebbero lasciati nella Chiesa Cattolica specie per i delicati ruoli di cappellani militari. Mons. Yazlovetskyi ricorda poi come moltissimi preti sono coinvolti da tempo nel sostegno spirituale e materiale della popolazione sconvolta dal dramma della guerra: «Prima della guerra i sacerdoti, i religiosi, i seminaristi non svolgevano servizio militare e quando è scoppiata, per rispetto a questi ruoli, nessuno è stato chiamato alle armi. Ora, invece, questo esonero viene meno per tutti coloro che hanno dai 25 ai 60 anni, che non hanno disabilità o hanno meno di 3 figli». Il vescovo ausiliare spiega infine che tutte le confessioni religiose stanno cercando di far sentire nuovamente la propria voce con il Governo, in quanto la situazione dei preti e religiosi mandati in guerra «è inaccettabile e con gravissime conseguenze, certamente sproporzionate rispetto al numero di quanti diventerebbero soldati».

Sentito sempre dal blog “Silere non possum” anche Mons. Maksim Ryabukha, vescovo ausiliare dell’esarcato greco-cattolico di Donetsk non nasconde la propria preoccupazione per il destino dell’Ucraina: «preoccupa il divieto di accesso a tutti gli organismi internazionali e di solidarietà come la Caritas lungo tutto il confine che si trova a 20 chilometri dai luoghi di combattimento. Significa che ci sono città fuori area di aiuto». Se vi si aggiunge che ora i preti dovranno per forza arruolarsi resta scoperta l’intera forma di assistenza “base” per la popolazione sotto attacco da un lato degli invasori russi e dall’altro sempre meno protetta dalla nazione per cui stanno soccombendo.