Sono trascorsi ormai dieci giorni da quando l’evoluzione dei ricoveri ospedalieri di pazienti positivi al Covid-19 in regione Lombardia e nel resto d’Italia ha smesso di seguire un trend lineare per impennare verso un più preoccupante andamento esponenziale. Come abbiamo imparato drammaticamente durante la prima ondata, i numeri che riscontriamo oggi si riferiscono al contagio di 10-15 giorni orsono. Per questa ragione è necessario sin da subito arginare la diffusione del contagio con misure che riducano il proliferare dell’epidemia, per evitare un nuovo lockdown che avrebbe conseguenze drammatiche sul piano economico, sociale e della salute mentale dei cittadini.
L’analisi dei dati è impietosa e si basa su un modello statistico che considera in modo congiunto l’evoluzione dei ricoveri ospedalieri e quello delle terapie intensive. Poter prevedere l’evoluzione a una settimana degli accessi in terapia intensiva permette di farsi un’idea più precisa del fabbisogno di posti letto, macchinari e personale, in modo da attuare tutte le misure possibili per organizzare al meglio i reparti.
Il modello proposto (pubblicato sulla rivista scientifica Plos One in collaborazione con i colleghi che hanno coadiuvato questa analisi) sfrutta ai fini della previsione una quantità maggiore di informazione rispetto agli usuali modelli esponenziali.
Inoltre, rispetto ad un modello esponenziale è in grado di prevedere le flessioni della curva dovute agli effetti delle misure di contenimento. Quello che il nostro modello indica è una crescita consistente nei prossimi 10 giorni (curva blu), in linea con un andamento esponenziale.
Vista l’incertezza insita in questo tipo di previsioni, nei grafici abbiamo incluso una previsione che descrive lo scenario peggiore che ci si potrebbe aspettare (curva rossa), calcolato come limite superiore dell’intervallo di confidenza relativo alla previsione standard.
Figura 1: Andamento e previsioni per le terapie intensive. Totale osservazioni
Figura 2: Andamento e previsioni per le terapie intensive. Focus da settembre
Figura 3: Andamento e previsioni dei ricoveri ospedalieri. Totale osservazioni
Figura 4: Andamento e previsioni dei ricoveri ospedalieri. Focus da settembre
Le nostre stime prevedono entro fine ottobre un’occupazione regionale di 343 terapie intensive, con un massimo pessimistico di oltre 500 ammissioni. Per quanto riguarda i ricoveri, invece, ci aspettiamo un’occupazione di 5.169 posti letto con un massimo stimato ad oltre 10.000 ricoveri.
Ciascuno dei modelli stimati descrive l’andamento regionale aggregato, ma l’aspetto più rilevante sia nel contesto lombardo che in quello italiano è la variabilità tra le diverse provincie. L’impatto di questa nuova emergenza deve essere necessariamente analizzato in modo differenziale provincia per provincia, perché una diversa velocità di crescita dei contagi e delle ospedalizzazioni necessita di un diverso modello di risposta da parte del sistema sanitario.
Milano ad esempio sembra oggi avere un andamento più preoccupante di altre province lombarde, ma in assenza di dati sull’evoluzione dei ricoverati e delle terapie intensive è impossibile valutare l’andamento provinciale. Per adeguare la risposta territoriale a questa seconda ondata epidemica, sarebbe necessario un aggiornamento delle stime dei modelli almeno ogni 3 giorni, svolgendo soprattutto analisi provinciali. La Protezione civile rilascia esclusivamente i dati regionali, sarebbe utile che Regione Lombardia rilasciasse pubblicamente i dati dei ricoveri ospedalieri e degli accessi in terapia intensiva aggregati per provincia di residenza del paziente da inizio epidemia (febbraio 2020).
Dobbiamo quindi prepararci ad un nuovo lockdown?
Siamo sicuramente in ritardo e bisogna agire immediatamente per contenere il contagio e assorbire in parte l’ondata di pazienti che si sta abbattendo sugli ospedali. È necessario da subito rafforzare la sanità territoriale, onde evitare – almeno ridurre – un nuovo stress per il sistema ospedaliero. Come osservato a marzo, quando il sistema ospedaliero viene investito da un numero incontrollato di accessi al pronto soccorso e di ricoveri, la prima conseguenza è l’impossibilità di gestire questo sovraccarico in modo tempestivo ed efficace. La conseguenza è un ritardo nell’accesso dei pazienti e quindi si osservano casi che arrivano in ospedale con una peggiore compromissione patologica. Il rischio è una saturazione più rapida delle terapie intensive, a cui consegue un aumento della mortalità. Se si vuole contrastare questo fenomeno, è necessario che i pazienti siano seguiti nel decorso della malattia al domicilio dai medici di base e da adeguati servizi di Assistenza Domiciliare Integrata.
Infine, per adottare misure efficaci a flettere la curva epidemica bisogna conoscere le principali fonti di contagio. È vero che circa l’80% dei contagi avviene in famiglia, ma è pur vero che da un lato il contagio familiare non è davvero contrastabile, ma soprattutto si tratta di un contagio secondario. Altri sono i luoghi e i momenti in cui si verifica il contagio primario e sul quale le misure di contenimento possono risultare efficaci.
Purtroppo, ad oggi ancora non sappiamo in che misura contribuiscano al contagio i trasporti, la cosiddetta “movida”, i luoghi di lavoro e le scuole di diverso ordine e grado. Per analizzare questo fenomeno è necessaria una specifica indagine epidemiologica, ma non ci è dato sapere se esiste una raccolta dati che consenta di raggiungere questo obiettivo.
Purtroppo le misure adottate dal Governo nei recenti Dpcm, non ultimo quello emanato domenica 18 ottobre, rischiano di non essere efficaci nel contrastare la dinamica di crescita dell’epidemia. Inoltre, anche Regione Lombardia e le Ats lombarde sembrano essere già in ritardo, quando invece sarebbero necessari interventi immediati.