“Non ci sono più le stagioni di una volta”: quante volte abbiamo sentito questo ritornello al bar, al mercato o chiacchierando con un parente preoccupato? Tranquilli, le stagioni ci sono, ma sono cambiate, soprattutto per quanto riguarda l’inizio e il termine di perturbazioni, periodi caldi e via di questo passo. Ora, mentre scriviamo, le previsioni ci dipingono un quadro di precipitazioni della durata di più giorni fino a circa il 24 novembre. Insomma, è arrivato l’autunno oppure no? È finito il periodo di prolungata siccità che ha messo in ginocchio la nostra agricoltura?



La risposta alla domanda è tendenzialmente positiva, anche se i danni finora sperimentati non li ripara nessuno, neanche un periodo di agognate piogge. Le previsioni danno dieci/quindici giorni di brutto tempo con tanta pioggia e freddo in aumento con neve anche a bassa quota. Cosa sta succedendo?

Una cosa molto semplice: si è tolto di mezzo l’anticiclone che si opponeva strenuamente al passaggio delle normali perturbazioni autunnali di origine atlantica sul bacino del Mediterraneo. In altre parole, la stagione autunnale ha ritrovato la sua norma di comportamento. D’altra parte, prima o poi doveva succedere, perché l’autunno non è soltanto un fatto meteorologico, bensì anche astronomico e l’inclinazione dell’asse di rotazione della Terra sull’eclittica muta con la nuova stagione. Giusto?



Le nevicate hanno già interessato le Alpi a quota abbastanza elevate, ma nei prossimi giorni raggiungeranno quote molto più basse sull’Appennino fino a 1200-1300 metri. Sta entrando aria più fredda e questi sono i primi effetti. Questo al Nord, ma dall’altro ieri il maltempo sta interessando anche il Centro-Sud. Il maltempo farà vedere la neve fino a oggi in Appennino a 1400-1500 metri e poi si sposterà di nuovo sulle Alpi dove la neve cadrà copiosa fino ai 1000 metri di quota. Siamo in presenza di una fase meteorologica dalle caratteristiche abbastanza invernali. Per ora sono previsioni, ma con una buona dose di attendibilità.



Quindi, tutto “normale”? Non esattamente, perché la stagione piovosa/nevosa autunnale è in netto ritardo sulla tabella di marcia. La causa l’abbiamo già sottolineata ed è il perdurare di un anticiclone estivo del tutto diverso da quelli che normalmente si presentano sul Mediterraneo nelle nostre estati. Cosa è successo? Ora lo vediamo brevemente.

Abbiamo assistito al sollevamento in latitudine della fascia anticiclonica subtropicale continentale dell’Arabia Saudita. Dunque, un sollevamento in blocco di tutta la fascia anticiclonica subtropicale dovuta all’alterazione della circolazione generale dell’atmosfera che si sta impostando in questi ultimi anni. Perché?

Ancora una volta, eccoci a considerare i cambiamenti climatici. Il surplus di calore non si è tradotto in estate nel semplice aumento delle temperature, ma nel mutamento nella velocità del ciclo dell’acqua e nella modifica della circolazione generale dell’atmosfera. Quest’ultima in particolare ha fatto rilevare:

1) Il rallentamento della Corrente a Getto Polare con ondulazioni profonde e quasi stazionarie (vedi figura).

2) La risalita verso nord della Corrente a Getto Subtropicale di almeno 200-300 chilometri. Da qui la sempre maggior presenza della circolazione africana al di qua del Mediterraneo e quindi anche sull’Italia.

Insomma, in poche parole, l’Africa si è in parte stabilita da noi e gli oltre 40℃ misurati nelle nostre case questa estate sono un chiaro effetto di tutto questo. Vi chiederete: e il buon vecchio anticiclone delle Azzorre di bernacchiana memoria dov’è finito? Guardiamo lo schema della circolazione generale di questa estate riportato di seguito. L’anticiclone delle Azzorre è rimasto sull’Oceano Atlantico lasciando il posto a quello africano sul Mediterraneo. La conseguenza è stata un maggiore riscaldamento dell’aria in arrivo al suolo. Anche qui, per sintetizzare in maniera brutale, è mutata potentemente la configurazione della circolazione generale dell’atmosfera e ciò spiega, almeno in parte, perché il Mediterraneo sia ora considerato un hot-spot climatico per il futuro, in particolare esposto a perduranti siccità.

Posizione della corrente a getto media nell’estate 2022. Vediamo l’anticiclone africano sul Mediterraneo e quello delle Azzorre che è rimasto stazionario sull’Atlantico. [da MeteoBook]

Bene, tutto questo è, fortunatamente, oramai storia in questo primo scorcio di autunno ritardatario. L’anticiclone si è fatto da parte e ora il Mediterraneo è come una gigantesca autostrada per i “normali” cicloni atlantici dell’autunno/inverno. Tutto qua.

Per lunedì e martedì i modelli di previsione numerica prevedono la formazione di un’area di bassa pressione che dal mare di Sardegna transiterà verso est. Questa bassa pressione (ciclone in termine tecnico) potrebbe (il condizionale è d’obbligo perché la previsione è a più di 72 ore) assumere le caratteristiche di un cosiddetto ciclone esplosivo. Un ciclone rientra nella definizione “esplosivo” quando l’area di bassa pressione si approfondisce in breve tempo oltre i 20 hPa (hectopascal o millibar nella vecchia definizione prima della ridenominazione della World Meteorological Organization, Wmo). Il minimo di bassa pressione dovrebbe approssimarsi sull’Italia con una pressione di 980 hPa, approfondendosi in meno di 24 ore anche oltre 20 hPa.

Che succederà presumibilmente? Ecco un quadro probabile:

1) Il vento in questi casi raggiunge normalmente intensità molto elevate, di vera e propria tempesta.

2) Si potrebbero verificare situazioni per tempeste mediterranee con piogge molto intense, estese aree di sviluppo di forti temporali anche organizzati sotto forma di vere e proprie linee potenzialmente pericolose.

L’aria atlantica, a temperatura molto più bassa rispetto a quella mediterranea, arriverà dal Mediterraneo occidentale dove la temperatura della superficie del mare è ancora elevata. Ecco l’origine di un forte maltempo. Gli ingredienti ci sono tutti.

A questo punto non possiamo esimerci dal farci la domanda più difficile e le cui risposte sono l’incubo di ogni meteorologo o climatologo che si rispetti. Come sarà l’inverno considerando tutte queste fluttuazioni e/o variabilità climatiche?

Questa è la cosiddetta “domanda delle cento pistole”: domanda difficile, anzi molto difficile. Premettiamo che una risposta sicura non esiste e quindi da ora innanzi possiamo solo avanzare qualche speculazione, per quanto fondata ci possa apparire. Le previsioni a lungo termine sono e rimangono scenari possibili e pertanto, in realtà, non sono per niente previsioni, sia chiaro.

Secondo i modelli climatici, l’inverno alle porte dovrebbe essere influenzato dal fenomeno de La Niña, che è un fenomeno oceanico e atmosferico opposto al più noto El Niño. Durante La Niña le temperature della superficie dell’oceano nel Pacifico equatoriale sono basse in maniera inusuale, un fatto che contribuisce a creare un feedback oceano-atmosfera che ha un impatto su tutto il globo, particolarmente sulle temperature invernali e la caduta della neve. Bene, La Niña ha un picco proprio questo novembre.

Cosa dovrebbe (condizionale per favore) succedere? Ci sono indicazioni che le traiettorie delle tempeste saranno dirette frequentemente verso il sud dell’Europa. Diverse località in Portogallo, Spagna, sud della Francia, Italia e nei Balcani sembrerebbero avere una maggiore probabilità di sperimentare piogge più frequenti e forti eventi ventosi rispetto ad altri settori del continente. Per il nostro Paese, il Centro-Nord sembrerebbe il settore più interessato a questi eventi. La vulnerabilità alle alluvioni, quindi, è più probabile e il monitoraggio deve essere pertanto più forte. Riguardo alla neve, il versante sud delle Alpi dovrebbe essere più nevoso.

Tutto bene, quindi? Arriva l’acqua, direte voi, finalmente! I suoli molto secchi dopo l’estate appena trascorsa e le risorse idriche depauperate in tutte l’Europa del sud in linea di principio beneficeranno di accresciute precipitazioni, anche sopra la norma. Tuttavia, non ci si può attendere che le tempeste in arrivo (o presunte tali) possano completamente cancellare gli effetti della siccità prolungata degli scorsi mesi. Occorreranno anni di stagioni con precipitazioni sopra la norma per ripristinare gli attuali bassi livelli delle falde acquifere, purtroppo. Le temperature presumibilmente saranno nella norma quando non leggermente al di sopra di essa sull’Europa meridionale. Tuttavia, periodi di tempo perturbato potranno essere accompagnati da intrusioni fredde.

Situazione delle precipitazioni nevose previste sul continente europeo in termini di anomalia negativa (arancio, nevica di meno) o positiva (azzurro, nevica di più) rispetto a una norma climatica di lungo periodo. [sorgente AccuWeather]

Ci dobbiamo credere? Dalla mappa delle precipitazioni nevose previste sembrerebbe di sì. Potremmo ora addentrarci nell’analisi di una marea di indici climatici per confermare/falsificare questa analisi. Non lo facciamo perché l’esercizio corre il rischio di essere sterile. Le normali fluttuazioni climatiche sono sovrapposte a un generale cambiamento climatico che rende le previsioni stagionali quanto mai complicate e rischiose. Quello che potevamo dire, lo abbiamo detto, col rischio di vedere tutto ciò contraddetto da un inverno ben diverso. La scienza è ancora al lavoro per capirci di più. Sbagliare, in questi casi, è d’obbligo…

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