Mentre si avvicina il Consiglio europeo chiamato a esprimersi sul Next Generation EU da 750 miliardi di euro, negli Stati Uniti il Presidente Trump, secondo quanto riportato da Bloomberg, starebbe lavorando a un piano da un trilione di dollari per investimenti infrastrutturali. Gli strumenti messi in campo per fronteggiare la crisi sembrano quindi essere differenti nei vari Paesi. Questo perché, spiega Mario Deaglio, Professore di Economia internazionale all’Università di Torino, «ogni Paese è diverso e ha esigenze diverse. Per esempio, gli stimoli per le piccole imprese e l’artigianato sono più importanti per l’economia italiana che non per quella tedesca. La Francia, invece, vorrebbe che i grandi gruppi privati riportassero alcune produzioni in patria così da non chiudere impianti francesi. Insomma, ognuno ha i suoi problemi, ma tutti vanno nella direzione di iniettare liquidità nell’economia nei punti in cui teoricamente possono avere i maggiori effetti su due fronti».



Quali?

Il primo è quello di sostenere i redditi più bassi, anche per evitare che ci si creino fratture sociali. Il secondo è cercare di mettere le risorse laddove possono essere usate nella maniera più rapida ed efficace possibile per rilanciare l’economia. In questo senso il finanziamento di un progetto di costruzioni immediato ha probabilmente un effetto più rapido di qualunque altro. Anche perché fondi che arrivassero ai cittadini potrebbero essere in parte risparmiati e non spesi.



Come giudica la qualità e la quantità delle risorse stanziate dal Governo italiano?

La quantità mi sembra discreta, considerando che in parte ci si sta basando sulla speranza che arrivino risorse dall’Europa. Sulla qualità sospendo il giudizio, perché francamente ci sono pochi elementi chiari per esprimersi. Per esempio, quando si danno dei sussidi alle piccole imprese è difficile avere un’idea di quanto vada a stimolare la ripresa e quanto invece a tappare dei buchi che c’erano prima. D’altro canto non si sottolinea mai abbastanza che nell’apparato distributivo, soprattutto per quanto riguarda bar e ristoranti, le limitazioni in vigore equivalgono al risultato di un evento, come può essere un incendio, che riduce la capacità produttiva. Si ha quindi una limitazione che, accompagnata al calo della domanda, non aiuta ed è difficile poterne stimare gli effetti e mettere in campo le giuste contromisure.



L’incertezza maggiore più che sul momento attuale è forse sull’autunno e sul 2021.

Sì, tanto che tutti stiamo guardando con una certa ansia quel che sta avvenendo in Cina e in alcuni Stati degli Usa, dove si è registrato un rialzo dei contagi. Dobbiamo capire se ci sarà o meno la seconda ondata, se ci sarà davvero un vaccino e nel caso se sarà efficace.

Intanto l’Indice Zew di giugno ha fatto segnare un nuovo rialzo superiore alle aspettative (da 51,0 a 63,4 contro una stima di 60,0). Questo segnale positivo dalla locomotiva d’Europa ci può aiutare?

È troppo presto per dirlo. Prendiamo atto con soddisfazione del dato, ma la Germania ha problemi giganteschi da sistemare. Oltre a grandi banche in difficoltà per gli investimenti fatti in passato e un settore dell’automotive tutto da riconvertire, ora c’è la crisi di Lufthansa, alla quale si intendono dare 9 miliardi pensando di tornare in pareggio nel 2023, lasciando però a terra circa 100 aeromobili. Credo che si possa in ogni caso dire sottovoce che i fornitori italiani dell’industria tedesca finora non si sono lamentati molto, quindi in qualche modo le cose non stanno andando male. Del resto penso che uno dei motivi per cui la Germania si è mostrata a favore di aiuti europei per l’Italia sia stata la pressione della sua industria, che non ha validi sostituti per i propri fornitori presenti in Veneto e Lombardia.

Questo vuol dire anche che, nonostante l’opposizione di alcuni Paesi, alla fine il Next Generation EU non dovrebbe incontrare particolari ostacoli al Consiglio europeo di venerdì.

Direi proprio che è così. Alcuni di questi Paesi vogliono che sia riconosciuta loro una certa autonomia sulla questione dei migranti e penso che alla fine si arriverà a un compromesso, come già accaduto in passato in Europa.

Una delle incertezze di questo 2020 riguarda le elezioni presidenziali Usa. L’arrivo del coronavirus ha cambiato qualcosa su questo fronte?

Finora gli eventi sono nella loro maggioranza peggiorativi della posizione di Trump, perché il coronavirus si diffonde ancora, le famiglie cominciano a sentirne anche gli effetti economici, la disoccupazione è forte ed emerge la profonda divisione sociale già presente nel Paese che ho potuto anche personalmente constatare da alcuni anni a questa parte. Trump è in ogni caso molto abile a sfruttare le situazioni a proprio vantaggio.

Potrà essere anche tentato di riaccendere la guerra commerciale con l’Ue, che era stata accantonata?

Non credo che insisterà molto su questo. Le sue guerre commerciali in genere consistono nello sparare un grosso colpo per poi sedersi al tavolo e trattare. La guerra in cui si chiudono tutti i confini siamo forse più capaci a farla più noi che non lui. E poi non è che gli americani non abbiano interessi in Europa. La situazione è comunque molto incerta. Pensi solo cosa potrebbe succedere se uno dei due candidati prendesse il coronavirus. Si sospenderebbero le elezioni? Sarebbe possibile cambiare candidato?

Questo clima di incertezza internazionale si ripercuote anche sulle stime riguardanti l’andamento del Pil italiano. Secondo lei, quando si sarà in grado di avere una previsione più accurata?

Forse a ottobre e novembre, anche perché negli ultimi anni il dato del quarto trimestre è stato fondamentale per l’andamento complessivo dell’anno e non sono state rare revisioni delle stime. Se non ci dovesse essere una seconda ondata di contagi e quindi i casi scendessero a zero, anche se l’export non tirasse, grazie a una domanda interna che cresce, ai cantieri che ripartono in autunno, si potrebbero correggere un poco queste cifre che si stanno susseguendo sul crollo del nostro Pil, anche di due-tre punti percentuali. Questo ovviamente nelle condizioni migliori possibili, con la gente che non ha più paura di spendere e qualche azienda che comincia anche ad assumere. Ma è ancora tutto troppo incerto.

(Lorenzo Torrisi)

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