A dire il vero, i numeri e le previsioni contenute nell’ultimo barometro UNWTO (l’organizzazione mondiale del turismo) sono abbastanza scontate. E si possono riassumere in alcuni leitmotiv, che da più parti, e da tempo, vengono illustrati: il turismo è il motore dell’economia; il 2023 ha chiuso ovunque con dati rassicuranti, di poco inferiori ai livelli pre-pandemici (Europa è già al 96% del traffico-visitatori del 2019), e per il 2024 si ipotizza una ripresa totale (aumento della connettività aerea e rilancio delle destinazioni asiatiche); si devono affrontare ancora incertezze legate a tensioni economiche (inflazione) e geopolitiche, con l’incognita di eventuali interruzioni commerciali che potrebbero incidere sui costi di trasporto e alloggio; confermate le tendenze dei viaggiatori, dalla ricerca del migliore rapporto qualità-prezzo alla scelta di destinazioni di prossimità, all’attenzione alle pratiche di sostenibilità. Il barometro pone anche l’accento sulla carenza di personale qualificato, un deficit penalizzante, che solo lavorando nella formazione e nell’appeal delle mansioni legate all’industria del turismo si potrà superare.



L’UNWTO indica quattro aree che hanno già superato i livelli di arrivi del 2019 (Europa del Mediterraneo meridionale, Caraibi, America Centrale e Nord Africa), con ricadute benefiche su economia e occupazione. Un impatto macroscopico: nel 2023 i guadagni generati dal turismo internazionale hanno raggiunto 1,4 trilioni di dollari (1,5 nel 2019). Impressionanti anche le stime sul contributo del turismo al Pil: 3,3 trilioni di dollari nel 2023, il 3% del Pil globale.



Sia la capacità aerea internazionale che la domanda di passeggeri hanno recuperato circa il 90% dei livelli pre-pandemia. Il tasso di occupazione globale delle strutture ricettive ha raggiunto il 64% a novembre, un mese non gettonatissimo. Il Barometro prevede che il turismo internazionale recupererà completamente i livelli pre-pandemici nel 2024, con una crescita di almeno un +2% rispetto ai livelli del 2019. Anche il 67% degli operatori prevede per il 2024 risultati decisamente migliori rispetto al 2023, mentre solo il 6% ritiene possibile una retromarcia della ripresa, un abbrivio però agevolato da nuove facilitazioni sui visti (in qualche caso esenzioni, come per la Cina).



“Gli ultimi dati dell’Unwto sottolineano la resilienza e la rapida ripresa del turismo, con numeri precedenti alla pandemia previsti entro la fine del 2024 – ha commentato il Segretario generale, Zurab Pololikashvili -. La ripresa sta già avendo un impatto significativo sulle economie, sui posti di lavoro, sulla crescita e sulle opportunità per le comunità di tutto il mondo. Questi numeri ricordano anche il compito critico di far progredire la sostenibilità e l’inclusione nello sviluppo del turismo”.

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