Sarà davvero l’estate del pieno consapevole? Da ieri (1° agosto), assieme ai prezzi praticati in loco, i benzinai hanno l’obbligo di esporre un cartello con la media dei prezzi regionali, e quella nazionale nelle aree di servizio sulle autostrade. È l’applicazione della disposizione trasparenza approvata a gennaio con un decreto-legge di urgenza e necessità (sic). Così pressante la disposizione che ci sono voluti sei mesi per metterla in pratica e un altro mese di adeguamento.
La polemica sulla trasparenza dei prezzi si è arroventata anticipatamente quando, nel fine settimana, nell’intento di dimostrare l’insufficienza dell’effetto calmierante della misura, Assoutenti ha diffuso la mappa dei listini più cari d’Italia. Evidenziando dei casi isolati tra i 22mila punti vendita in Italia, quelli dove il pieno sfonda 2,50 euro in modalità servito, mentre mediamente il prezzo self della benzina si aggira sugli 1,91 e sugli 1,76 per il diesel. Ma la sensazione dei consumatori è che a ridosso dall’esodo vacanziero i prezzi alla pompa schizzano per effetto di speculazioni. In realtà, è da metà maggio che i prezzi subiscono delle tensioni culminate con l’accelerazione di quest’ultimo periodo. Tuttavia, a ben osservare, la media non si discosta da quella di un anno fa. All’epoca era in vigore il taglio sulle accise: 30 centesimi al litro, quindi al netto dello “sconto fiscale”, oggi i prezzi medi sono di appena due centesimi maggiori rispetto ai prezzi medi praticati a luglio 2022. Perciò il ministro per le Imprese e Made in Italy Adolfo Urso scarta decisamente l’ipotesi di un nuovo taglio delle accise: le risorse pubbliche servono a finanziare altre misure di maggiore impatto per i ceti più bisognosi. Il caro-carburante, più percepito che reale, non è una priorità.
Il balzo dei prezzi al dettaglio è da ascrivere piuttosto alla domanda mondiale di petrolio che cresce mese su mese. Il consumo di benzina e jet fuel (trainato da un inarrestabile turismo) batte ogni precedente storico. A questo si aggiunge la bassa capacità di raffinazione. La trasformazione del greggio in prodotti finiti per il consumo sconta complessivamente un deficit di 20 milioni di barili/giorno sui 102 milioni estratti dai campi petroliferi, provocando delle spinte al rialzo incontrollabili che si ripercuotono fino alla pompa di benzina.
Comunque gli strumenti a disposizione degli automobilisti avveduti per pianificare un rifornimento in linea con il prezzo medio ci sono già. Dal portale Osservaprezzi del ministero per le Imprese dove ricercare i listini dei distributori sul territorio nazionale alle varie app per trovare in tempo reale i benzinai più convenienti come: Prezzi benzina, Fuelio, Gaspal, iCarburante.
Con l’operazione “cartellone”, i distributori si sentono ingiustamente additati. Accuse tanto più infondate dall’esito dell’ennesima indagine conoscitiva dell’Antitrust rilasciata proprio all’inizio di luglio, la quale, tra gli altri, ribadisce che nel settore non c’è alcun cartello. Operativamente il listino dei prezzi lo stabiliscono le case petrolifere. Il distributore può solo applicare un piccolo aumento per il servizio, anch’esso in genere stabilito dall’azienda petrolifera; per il resto riceve un aggio fisso per litro indipendentemente dal prezzo finale. Per questo il costo a carico del benzinaio, del cartellone del prezzo medio regionale, è un superfluo orpello per un settore già sotto controllo.
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