Oggi dovrebbe arrivare in Consiglio dei ministri il Decreto taglia prezzi, che conterrà un pacchetto di misure anche per fronteggiare i rincari dei carburanti per cercare di attutire gli effetti dell’aumento dei costi energetici sulle tasche di famiglie e imprese del settore autotrasporti.
Come anticipato dal ministro Cingolani, sul tavolo c’è l’ipotesi – in linea con quanto prevedono di fare anche Francia e Germania – di uno “sconto” di 15 centesimi al litro alla pompa sui prezzi di benzina e gasolio, senza pesare sui conti pubblici, ma utilizzando l’extra gettito dell’Iva sui carburanti incassato in questi ultimi mesi. “Benzina e gasolio sono sempre state per il fisco galline dalle uova d’oro – osserva Gian Primo Quagliano, presidente del Centro studi Promotor -. Ma questo è il momento in cui il governo non solo può, ma deve rivedere nel suo complesso il sistema della tassazione sui carburanti”.
Sul prezzo dei carburanti da anni divampa la polemica dell’eccessivo carico fiscale, di imposte e accise. Come si è arrivati a questo carico fiscale da molti giudicato eccessivo?
Si è arrivati nel tempo, perché benzina e gasolio sono sempre state per il fisco galline dalle uova d’oro. I consumi di carburante sono abbastanza rigidi ed era facile calcare la mano con il fisco. Così oggi abbiamo le accise, che sono fisse, a 72,8 centesimi di euro per la benzina e 61,7 centesimi per il gasolio. Poi c’è l’Iva al 22%, che si applica non solo sul prezzo industriale, ma anche sulle accise, con un prelievo ulteriore di 16 centesimi sulla benzina e di 13,5 sul gasolio. Sarebbe il caso di eliminare questa anomalia di un’imposta sull’imposta.
E’ più o meno quello che vorrebbe fare il governo, visto che ha annunciato l’intenzione di ridurre il peso delle accise di 15 centesimi di euro al litro?
Esattamente.
Vista la gravità della situazione, non sarebbe il caso di ridurle ancora di più in via temporanea, finché non si torna alla normalità?
Magari sarebbe meglio farlo in via definitiva.
In effetti automobilisti e autotrasportatori vorrebbero tagli più incisivi e complessivi del carico fiscale che grava sui carburanti. E’ davvero così impossibile intervenire?
E’ il momento opportuno perché ci sono tutte le condizioni per farlo, ci sono le risorse e una causa scatenante, questa congiuntura, che tutti auspichiamo che si risolva in tempi brevi. E’ il momento in cui il governo non solo può, ma deve rivedere nel suo complesso il sistema della tassazione sui carburanti.
Suggerimenti?
La cosa più semplice è ovviamente eliminare in via definitiva l’Iva sulle accise, che – ricordiamolo – non sono fisse per sempre, non sono scolpite una volta per tutte nella pietra, decise da un’autorità superiore all’uomo. Le accise si possono modulare e ridurre di anno in anno, adottando una politica di bilancio sistematica anche sulle accise.
Ma quanto incassa il fisco italiano dai carburanti?
Come centro studi promotor abbiamo dati abbastanza precisi. Ogni mese elaboriamo l’andamento della spesa alla pompa per i carburanti, calcolando quanto va alla produzione e quanto al fisco. Ebbene, nel 2021 la spesa degli italiani è stata di 56,7 miliardi e al fisco sono andati 33,5 miliardi, una quota pari quasi al 60%.
E quindi con questi rincari continui e bruschi anche il fisco ha continuato ad avvantaggiarsene nella stessa misura?
Aumentando la parte di prezzo che va all’industria, quella che va al fisco rimane ferma e quindi l’incidenza cala un po’.
Ancora oggi il prezzo dei carburanti in Italia è tra i più alti in Europa?
Per molti anni l’Italia è stata leader in questa classifica infamante, ma non è più così. Ci sono quattro paesi che si contendono questo triste primato: Italia, Germania, Finlandia e Paesi Bassi. La graduatoria è abbastanza mobile, ma sono loro a costituire la “pattuglia di testa”.
C’è chi ha proposto che gli introiti extra che il fisco incassa dai rincari dei carburanti vengano restituiti agli italiani. E’ giustificabile e fattibile?
Sarebbe assolutamente necessaria. E’ difficile al momento quantificare quanto il fisco abbia incassato in più per questa corsa dei prezzi. Credo, però, almeno in termini prudenziali, almeno un miliardo in più sia stato incassato in questi giorni di guerra.
Oggi il gasolio costa più della benzina, pur essendo meno raffinato. Come si spiega questo fenomeno, a quali dinamiche è dovuto?
E’ legato alla stessa dinamica che ha fatto impennare i prezzi di gasolio e benzina. Una parte importante del gasolio viene importata dalla Russia, quindi ci sono forti timori sulla disponibilità del prodotto. Questo porta ad accaparramenti sul mercato con conseguente crescita del prezzo.
E’ possibile che il rincaro del diesel sia legato anche al fatto che così si penalizza il carburante meno verde?
Direi proprio di no. Esistono forze reali ben più forti di queste sofisticate strategie ecologiche. Va, tra l’altro, ricordato che in Francia il movimento dei Gilet gialli è nato ed è decollato proprio nel momento in cui Macron voleva aumentare il prezzo del gasolio. Da lì partì la protesta degli operai, che in gran parte per andare al lavoro usavano auto diesel, perché avevano costi di gestione più bassi di quelle a benzina.
(Marco Biscella)
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