Il prezzo del gas in Europa ieri ha toccato nuovi massimi e la “notizia” è stata sostanzialmente ignorata dai principali organi di informazioni. Il “caro bollette” è scomparso rapidamente dalle prime pagine dopo alcuni provvedimenti del Governo, ma la dissociazione tra opinione pubblica e il problema non potrà durare molto. È vero che le bollette elettriche con i nuovi prezzi non sono ancora arrivate e che i riscaldamenti sono ancora spenti e l’inverno non è ancora iniziato, ma l’attesa non durerà molto. Sembra che sfuggano le implicazioni di quanto sta succedendo. 



Prendiamo spunto da un articolo pubblicato ieri su Bloomberg: “La crisi del gas colpisce gli alimentari dopo che le serre olandesi si spengono”. Gli incrementi estremi del prezzo del gas hanno costretto le serre olandesi a chiudere o a rallentare e questo avrà un effetto negativo sull’offerta di ortaggi dato che l’Olanda, in termini di valore, è il secondo maggiore esportatore di cibo al mondo. Per riscaldare le serre, però, serve elettricità, prevedibile e costante visto che non si può fermare la crescita di un pomodoro, e l’elettricità oggi è in larga parte prodotta da gas naturale. Provare a sfamare il mondo e produrre in modi tecnologicamente meno sofisticati avrebbe enormi impatti sulle rese e sulle quantità. Mentre la produzione viene tagliata, per il momento del 10-20%, quello che accadrà sarà un rialzo dei prezzi: della pizza, della pasta al pomodoro ecc. Questo è solo uno degli esempi delle conseguenze di quanto sta succedendo in queste settimane sul mercato europeo, e non solo, del gas.



Giovedì mattina l’amministratore delegato di un’importante società petrolifera europea ha spiegato che non si possono eliminare completamente gli idrocarburi senza modificare la domanda. Significa, rimanendo all’esempio di prima, che non si può bandire il gas, per esempio impedendo i finanziamenti bancari, senza che la gente consumi meno pomodori, mangi meno pasta e carne, non usi la lavatrice e così via. Nessuno si fa illusioni, tra gli esperti, sul fatto che eolico e solare possano rimpiazzare l’energia tradizionale; nemmeno ammettendo la disponibilità a devastare il territorio. I pannelli solari, nell’attuale contesto “geopolitico”, oltretutto, sono un bene molto scarso.



In un dibattito non ideologico e di buon senso sul tema questi problemi avrebbero un peso e ci si porrebbe la questione di come evitare che la transizione energetica si traduca in un impoverimento colossale per la stragrande maggioranza della popolazione. È un tema che non si può affrontare con minori tasse o politiche monetarie più espansive perché la Bce o la Fed non possono stampare pomodori. Il fatto che il nucleare, che comunque non risolverebbe il problema per i prossimi dieci anni, rimanga un tabù è indice di quale sia il contenuto politico del movimento per la transizione energetica. Il sole verde dell’avvenire viene perseguito a prescindere e nonostante quello che può accadere a tantissime persone ignare di quello che sta per arrivare nelle prossime settimane o, al massimo, nei prossimi mesi. In questo senso i paragoni storici non mancano e nessuno è particolarmente tranquillizzante. 

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