Davide Tabarelli, fondatore e presidente di Nomisma Energia, ritiene che il prezzo del gas nel corso dell’inverno è destinato a cresce nuovamente. Il suo istituto, infatti, ritiene che già dal primo ottobre in bolletta si troveranno maggiorazioni del 7/10%, a fronte di una domanda energetica che non cala e di un’offerta in continua contrazione, che non fa altro che aumentare a dismisura i prezzi colpendo, ovviamente, i consumatori.



“I prezzi dell’energia restano alti”, spiega Tabarelli a La Verità, “non riusciamo a mettere mano a una seria programmazione energetica” e neppure la crisi del 2022 non è riuscita a dare una svegliata ai decisori europei. “Abbiamo fatto pochissimo per cambiare il paradigma energetico” e nel frattempo la BCE aumenta ancora i tassi d’interesse, con l’esito che aumentando il costo dell’energia, aumenta anche l’inflazione. Dal 2022, spiega Tabarelli, “abbiamo perso il 40% dell’offerta, quella russa” e contestualmente “non abbiamo fatto nulla“. Ora, infatti, “il gas sta ancora oltre i 35 euro”, ma in America “il prezzo è 6 dollari”. La domanda centrale, secondo l’esperto, dovrebbe essere “come aumentare l’offerta energetica” e non come accelerare sulla transizione green.



Tabarelli: “L’UE parla di green, ma la crisi del gas peggiora”

Insomma, Davide Tabarelli parla chiaro, il gas tornerà a crescere perché l’Europa dopo la crisi del 2022 non ha fatto nulla per cambiare il paradigma energetico, mentre ai cittadini “tocca sperare in un autunno mite e in un inverno caldo. L’Europa”, sottolinea ancora, “calmata la crisi dello scorso inverno, ha dormito“, continuando a rilanciare sul green deal e sull’importanza di una transizione energetica verso le rinnovabili.

Secondo Tabarelli, però, le rinnovabili non sono il futuro, innanzitutto perché “richiederebbe un così drastico cambiamento, di cui non conosciamo proporzioni e conseguenze”, ma anche perché “non saranno mai sufficienti a sostenere industria, mobilità e sviluppo delle filiere nazionali”. Spiega, infatti, che i materiali necessari per le rinnovabili “sono tributari della tecnologia cinese” che per produrle “utilizza le energie fossili e soprattutto il carbone”. Discorso simile che varrebbe anche per le auto elettriche, secondo Tabarelli, prodotte in Cina a basso costo sfruttando il fossile. “Di petrolio”, spiega l’esperto, “ce n’è ancora tantissimo” e la grande mobilità aerea e navale non funzionerà mai con l’elettrico, mentre è certo che “il futuro è ancora il diesel“.