Il prezzo dell’oro ha toccato un nuovo livello record per il quinto giorno consecutivo, toccando un massimo di 2.324 dollari l’oncia per i futures quotati negli Stati Uniti, come spiega La Verità. Il boom dei prezzi di questi giorni ha sorpreso molti operatori: già all’inizio di marzo, però, il prezzo salì del 7%. Dopo una pausa, le quotazioni sono salite nuovamente, per attestarsi negli ultimi giorni ai 2.314 dollari/oncia. Anche l’argento è ai massimi da giugno 2021: negli Stati Uniti ha raggiunto i 27.32 dollari l’oncia. Crescono anche il rame e l’alluminio.
Come spiega il quotidiano, sono vari i fattori che concorrono all’aumento dei prezzi dell’oro. Tra questi l’intervento del presidente della Federal Reserve Jerome Powell, che non ha escluso un abbassamento dei tassi di interesse entro pochi mesi. Secondo l’esperto “non è appropriato abbassare i tassi finché non avremo maggiori prove sul fatto che l’inflazione si stia muovendo verso il 2%”. Il dato sull’andamento dell’occupazione fornisce un elemento importante: con l’occupazione in calo, infatti, diventa più probabile un taglio dei tassi. Gli acquisti in oro diventano dunque una copertura nei confronti dell’inflazione.
Oro, perché le banche centrali lo acquistano
Secondo alcuni operatori del mercato, l’aumento dell’inflazione dei mesi scorsi non si è ancora placato. Come spiega La Verità, si andrebbe verso un ciclo economico di alta inflazione: per questo l’oro viene visto come una garanzia. Entrambi i motivi che alimentano la corsa all’oro sono legati a fattori geopolitici. Il primo è relativo alla guerra in Ucraina e alle tensioni in Medio Oriente: la situazione è sempre più tesa e i conflitti spingono all’acquisto della principale riserva di valore non monetario, come appunto l’oro, spiega La Verità.
Il secondo fattore geopolitico è relativo agli acquisti continuati delle banche centrali di diversi Paesi, che da mesi acquistano lingotti per incrementare le proprie riserve. Nel solo mese di febbraio, l’insieme delle banche centrali ha acquistato 19 tonnellate di oro fisico, dato inferiore a quello di gennaio quando il netto fu di 45 tonnellate. In soli due mesi, dunque, il totale è stato di 64 tonnellate nette di acquisti, pari a quattro volte quelle dello stesso periodo del 2022. La stessa Cina sta facendo scorte: il motivo sarebbe legato al fatto che Pechino vuole evitare di lasciare troppa liquidità nel circuito internazionale, per evitare blocchi come quelli nei confronti di Mosca.