L’oro (Au, numero atomico 79) è un metallo con delle caratteristiche davvero uniche che lo hanno reso mitologico nel corso della storia, che hanno forgiato la sua eccezionalità. Non si ossida, è inalterabile e resistente agli acidi, si fonde a oltre 1000 gradi e ha una malleabilità molto elevata; con 1 grammo d’oro si produce una lastra finissima della superficie di un metro quadro oppure si crea un filo lungo un chilometro.
Con un peso specifico di 19,3 è fra i metalli più pesanti (il solo Platino lo supera con 21,4); il piombo e l’argento hanno un peso specifico pari a circa la metà dell’oro. Questa caratteristica fa sì che le dimensioni di un lingotto d’oro siano estremamente ridotte: un lingotto da 1 Kg (che vale oggi circa 84.000 euro) è lungo 12 centimetri, è largo 5 e spesso 1.
Per gli antichi egizi l’oro era considerato la materializzazione del dio Ra e veniva utilizzato per le maschere funerarie, per gli Aztechi era legato al fuoco e al sole, per i Maya era un dono degli dei, nel taoismo era visto come una fonte di immortalità, in India rappresenta la purezza e ha un valore spirituale, il vello d’oro greco cura ogni malattia, il mito di El Dorado è durato per secoli nel Sudamerica settentrionale.
Pensate che tutto l’oro estratto finora (circa 200.000 tonnellate) potrebbe stare in un cubo di 21 metri per lato.
La produzione di oro nella storia è andata sempre crescendo stabilizzandosi negli ultimi 10 anni intorno alle 3.200 tonnellate; sono molto cambiati i Paesi produttori: dal periodo 1850-1900 in cui Stati Uniti e Australia dominavano la produzione mondiale, al secolo scorso nel quale il Sud Africa era arrivato ad essere l’attore principale con il 75% del totale negli anni ’70, per arrivare infine a oggi dove sono Cina, Russia e Australia a detenere i primi tre posti.
Fra le varie asset class sulle quali è possibile investire, l’oro quest’anno brilla tanto. Dal 1° di gennaio 2024 la performance in euro del metallo giallo è del +34%, meglio di tutte le altre classi di investimento.
Un fenomeno momentaneo? Mica tanto: a tre anni l’oro guadagna il 64%, a dieci anni il 155% (dati al 28 ottobre fonte Banca Patrimoni Sella & C). Niente male per un asset che non dà reddito, ma che svolge davvero bene il suo ruolo di riserva di valore.
Vediamo quali sono i motivi che aiutano il prezzo del metallo giallo a salire e che si sono succeduti nel tempo:
– la nascita degli ETC sull’oro (2003) che hanno reso l’acquisto molto più semplice e canalizzato tonnellate di investimenti nel tempo.
– l’era dei tassi bassissimi e negativi (2008-2016 e poi 2020-2021) che hanno eliminato il classico svantaggio dell’oro di non offrire un carry, delle cedole, dei dividendi.
– la crescita dei deficit e del rapporto debito su Pil di molte nazioni, a iniziare dall’Europa (crisi dell’Eurozona 2011-2013), per proseguire poi con vari Paesi emergenti e oggi arrivare agli Stati Uniti dove sembra che innaffiare di denaro consumatori e aziende sia la normalità.
– le crescenti incertezze geopolitiche (dal 2020 in poi basandosi sul Geopolitical Risk Index) legate al ritorno di guerre, al dualismo Stati Uniti-Cina e alla crescente importanza del “global south” che reclama il suo posto.
– gli ingenti acquisti delle Banche centrali dei Paesi emergenti che ne posseggono in media molto meno rispetto ai Paesi sviluppati (Italia al terzo posto in questa classifica dopo Usa e Germania) e che vorrebbero colmare il gap. Dal 2023 in avanti.
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