Il gas naturale sta rapidamente scendendo di prezzo e c’è chi riconduce questo trend all’ultimo accordo preso dai 27 Paesi europei, riunitisi al consiglio dell’energia: ma è davvero il Price Cap ad aver determinato la discesa dei prezzi? In realtà le cose non stanno esattamente come sembrano e appare improprio considerare il cap al gas come la ragione primaria della discesa dei prezzi. Anzi, stando così le cose, il tetto massimo al prezzo del gas potrebbe addirittura essere controproducente.
Naturalmente non si può nemmeno dire che una connessione tra i due eventi non vi sia. Infatti, quando si è riunito il Consiglio dell’Energia, il prezzo al TTF di Amsterdam si è chiuso a 111 euro MWh, toccando il minimo a 110 euro.
Il giorno precedente era già ben visibile la discesa con un prezzo europeo di 125 euro MWh. L’ultimo scambio al Ttf di Amsterdam era a 81 euro, mentre il 23 gennaio 2022, il prezzo al Ttf di Amsterdam aveva toccato già gli 87 euro al Mwh. Il prezzo è comunque quattro volte più alto rispetto a gennaio 2021 (20 euro MWh)
Price Cap al gas a 180 euro contro il prezzo attuale di 81 euro MWh
Come già specificato dunque, appare improprio improprio ricondurre la discesa dei prezzi all’accordo concernente il tetto al prezzo del gas. Se per alcuni infatti il trend ribassista potrebbe essere motivato dal fatto che il cap al gas è stato raggiunto, benché sia ancora troppo alto come sostenuto dalla Repubblica Ceca e dall’Italia che nel Consiglio europeo dell’energia avevano dichiarato di volere un cap non superiore a 160 euro. Ma l’altro elemento sarebbe rappresentato dal fatto che, nonostante le evidenti difficoltà dell’Europa che, nel 2023, non potrà più contare sul gas russo, rappresenta ancora un committente florido per tutti i fornitori dell’energia. In un certo senso dunque, il cap al gas a 180 euro appare dannoso.
Price Cap al gas a 180 euro: trend in discesa, ma la causa è la forza della domanda europea
A confermare ciò è stato lo stesso vicepremier e ministro dell’Energia russo Aleksandr Novak, egli infatti ha affermato che Mosca intende dirottare le sue forniture di gas dall’Europa verso altre aree del mondo, benché il mercato europeo resti “rilevante”. Novak è stato anche in grado di quantificare la riduzione della produzione petrolifera annunciata da Vladimir Putin in risposta al price cap europeo di 5-700mila barili giornalieri. Ha quindi detto che la produzione di idrocarburi sarà dirottata verso i mercati dell’Asia-Pacifico, dell’Africa e dell’America Latina. Le forniture di gas russo all’Europa, e in particolare alla Germania, sono comunque già state ridotte in modo significativo in conseguenza della guerra.
Attualmente un megawatt/ora viene scambiato sul mercato di Amsterdam, riferimento per le compravendite europee, a 81 euro, portandosi appunto su valori antecedenti l’inizio della guerra in Ucraina. Il trend si conferma in discesa anche per le quotazioni relativamente alle previsioni dei prossimi 15 giorni. Inoltre, al momento, abbonda l’offerta di GNL trasportato via nave negli hub europei. Proprio ieri il Tar ha dato il via libera alla costruzione del Golar Tundra di Piombino.