La Commissione europea propone. I destinatari della proposta confidiamo rifiutino. Da poche ore sembra delinearsi un possibile sviluppo in materia di prezzo del gas. Dopo numerosi accenni nel corso delle ultime settimane, la Commissione ha finalmente deciso: un “price cap” che dovrà rispettare due condizioni. La prima: «Quando il prezzo predefinito del gas supera i 275 euro per megawattora per due settimane». La seconda «quando lo spread tra il prezzo sul Ttf e il prezzo globale del Gnl è pari o superiore a 58 euro per dieci giorni di transazioni». «Questa è la condizione cruciale per assicurare che l’intervento di correzione sul mercato avvenga soltanto quando i prezzi Ttf del gas non riflettono più i fondamentali del mercato» ed è «cruciale anche per garantire che saremo in grado di continuare ad attrarre Gnl in questo momento difficile per l’Ue». Sono queste le parole delle commissaria Ue all’Energia Kadri Simson a commento del nuovo regolamento. Ora il testimone passa al Consiglio che dovrà approvare tale intervento.
Una reazione a questo possibile sviluppo normativo è arrivata da Paolo Gentiloni che, in risposta a un giornalista, ha replicato: «È un segnale, che sia sufficiente vedremo». È certo che si tratti di un vero e proprio segnale, ma si teme che la direzione sia verosimilmente poco percorribile o, quanto meno, non attuabile a queste condizioni.
Soffermando l’attenzione all’andamento del prossimo e potenziale benchmark (rif. derivati quotati sul Ttf) è opportuno (e molto significativo) riportare alcuni elementi di riflessione. L’attuale soglia di prezzo a 275 euro risulta in primo luogo assai distante rispetto agli attuali valori; inoltre, l’area di price cap oggetto di proposta non ha mai concluso per due settimane consecutive al di sopra di quest’ultima soglia. Se di vero e proprio “cap” si deve parlare, l’aver identificato un valore solo in funzione dei massimi registrati è alquanto fuorviante sia dal punto di vista statistico che da un più concreto e tangibile riscontro con la quotidianità.
A ben vedere la dinamica dei prezzi del gas è in deciso e costante rialzo da alcuni anni e, prescindendo da fattori inconsueti, esogeni, e imprevedibili al pari del conflitto Russia-Ucraina, la serie storica parla chiaro: dagli oltre 12 euro di fine dicembre 2019 si è passati a quota 19 nel 2020 e a 70 euro (con un massimo a 187) al termine del 2021. Quest’anno, dopo un inizio in linea con la precedente chiusura, purtroppo, si è assistito a un primo strappo oltre area 345 (marzo) per successivamente (aprile-maggio) ritornare a livelli più contenuti e gravitare sotto i 100 euro. Da giugno, poi, una drammatica e continua escalation contraddistinta da nuovi massimi fino a lambire il precedente livello record: ad agosto le quotazioni hanno arrestato la loro corsa a 342 euro. Da quest’ultimo stop, fino a oggi, gli scambi hanno poi invertito la rotta traguardando verso gli attuali 120 euro.
Certamente questa scelta della Commissione europea farà molto discutere ed è plausibile ipotizzare come in queste ore i vari e molti attori coinvolti siano già al lavoro per poter arginare questa potenziale deriva.
È sicuramente condivisibile l’intento della proponente, ma, oggettivamente, gli attuali elementi a supporto della sottostante tesi divergono con la sostanza dell’agire in tal (buon) senso. Questa volta è opportuno rinegoziare – immediatamente – ad altre condizioni a partire dalla prima: il fermo rifiuto a questa proposta.
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