Mario Draghi è riuscito al G7 di Elmau, in Baviera, a imporre la sua linea sul tetto al prezzo di petrolio e sull’intenzione di trovare una strategia per quello del gas. Tuttavia, anche se questa strategia risulta vincitrice, rischia di non attecchire e in alcuni casi potrebbe addirittura danneggiarci. Si tratta In pratica di una vittoria mediatica ma a livello economico è quasi impraticabile.



Price cup petrolio e gas: il tetto sul petrolio

Per quanto riguarda la situazione concernente il petrolio, questo viene venduto a 30 35 dollari al barile in Asia da Cina e India che al momento hanno aumentato la loro importazione della Russia. Nonostante la Russia abbia subito l’embargo del petrolio europeo, continua a incassare almeno il 60% in più rispetto a prima. Sono infatti aumentate le esportazioni per i paesi asiatici in particolare Cina e India. E quindi a cosa serve un price cup sul petrolio se il petrolio non arriva? Naturalmente il price cup viene messo per i contratti spot che vengono quotati ogni giorno in Olanda al Deutsche TTF.



Price cup petrolio e gas: l’annosa questione del gas russo

Se invece venisse applicato ai contratti a lunga scadenza, come quelli che la Russia stabilisce con i paesi dell’Unione Europea, questo paese eccepirebbe la violazione dei contratti internazionali e degli accordi presi in precedenza e chiuderebbe direttamente i rubinetti del gas. Va detto che la gastronoma già ridotto l’erogazione di cassa al 50% rispetto a quanto erogava prima della guerra. Che cosa accadrebbe dunque se venisse applicato il tetto sul prezzo anche alle forniture di gas che ci garantisce la Russia? Semplicemente che la Russia sarebbe costretta a chiudere i rubinetti.



Quindi il tetto sul prezzo del gas può applicarsi anche qui soltanto a quello che arriva liquefatto attraverso nave, come quello americano oppure quello che arriverà da Israele passando per l’Egitto e soprattutto regolato con contratti a scadenza e non quelli a lungo termine.