«Prigozhin è un dirigente di grande ambizione che sopravvaluta le proprie capacità». Così Marat Gabidullin liquida al Tg1 il capo della Wagner. L’ex miliziano del gruppo di mercenari, che sarebbe stato minacciato di morte dallo stesso Prigozhin, ha attaccato duramente l’ex chef di Putin, svelando il motivo per il quale avrebbe deciso di scatenare la rivolta e quindi la marcia su Mosca. «Prigozhin ha chiamato Putin a fare una scelta tra lui e Shoigu, che lui considera incapace a gestire la guerra». Infatti, pochi giorni fa c’era stato il diktat del ministro, il quale ha imposto a tutti i membri delle milizie private di firmare un contratto con la Difesa e di finire sotto i comandi militari ufficiali.



Prigozhin ha risposto che la Wagner non l’avrebbe mai fatto. In vista della scadenza che Shoigu aveva fissato, il primo luglio, i miliziani avevano intensificato le pressioni, poi la rottura. Ma proprio sulla resa di Prigozhin emergono domande e dubbi. Da anni arruola mercenari tra carceri e banditi, si aggira tra i cadaveri anche in dirette social, eppure accetta la mediazione di Lukashenko e ferma la marcia a due ore da Mosca. (agg. di Silvana Palazzo)



CHI È PRIGOZHIN E CHI C’È DIETRO RIVOLTA WAGNER

Cosa si nasconde dietro la rivolta Wagner che rischia di far scoppiare la guerra civile in Russia? Forse bisognerebbe chiedersi chi c’è dietro Prigozhin, l’uomo che sta mettendo il presidente russo Putin con le spalle al muro. Bellicista fino a poco tempo fa, ha poi invertito la rotta iniziando ad accusare i vertici della Difesa, e in particolare il ministro Sergei Shoigu, di incapacità, affermando che non c’erano motivi per invadere l’Ucraina. Il giornalista Jacopo Jacoboni, che si è a lungo occupato di Russia con libri e inchieste accurate, ad esempio ha evidenziato come sia stato facile per il capo della Wagner di impossessarsi di Rostov, quartiere generale del Distretto meridionale delle forze armate russe, cruciale per la guerra in Ucraina, senza praticamente sparare un colpo o almeno impugnare minacciosamente le armi. Le ipotesi sono tre, secondo Dagospia.



La prima è che Prigozhin ambisca a diventare l’alternativa al ministro della Difesa Shoigu, ma è una ipotesi ritenuta debole, soprattutto rispetto alle altre due. La seconda è che dietro il capo della Wagner ci sia una intelligence straniera che potrebbe averlo pagato per avviare la rivolta e compiere il colpo di stato che non solo metterebbe fine alla guerra in Ucraina, ma anche all’era Putin. Del resto, la guerra in Ucraina sta costando miliardi e miliardi all’Occidente. Quindi, le intelligence potrebbero aver deciso di pagare Prigozhin per rovesciare il potere. La terza ipotesi ripercorre la precedente, con una variazione. Potrebbero essere gli stessi oligarchi russi a pagare il capo della Wagner per rovesciare Putin, anche perché la guerra in Ucraina penalizza pure loro, tra sanzioni e affari sfumati. Qualche segnale arriva dalla popolazione russa, che preferisce ammutinarsi o evitare l’arruolamento.

LA GENESI DELLA RIVOLTA DI PRIGOZHIN

La rivolta del gruppo Wagner contro Putin, una “marcia per la giustizia” invocata da Prigozhin, arriva dopo mesi di minacce e video nei quali il capo dei miliziani accusava i vertici militari di Mosca di aver provocato un numero altissimo di morti su ordine del ministro della Difesa Sergei Shoigu. Alla base della rivolta, oltre agli attacchi compiuti dall’esercito russo nei confronti dei mercenari, ci sarebbe principalmente l’accusa al ministro della Difesa di aver ingannato il popolo, a partire dall’inizio della guerra il 24 febbraio 2022.

Secondo Prigozhin infatti, la Russia avrebbe annunciato la necessità di difendersi da un attacco congiunto di Nato e Ucraina, che invece non sarebbe mai avvenuto, come ha affermato l’ex cuoco: “Le forze armate ucraine non avrebbero attaccato la Russia con il blocco della Nato“, sostenendo anche che alla vigilia del presunto attacco in realtà non sarebbe successo nulla di preoccupante. L’azione difensiva sarebbe invece stata lanciata per motivi completamente differenti, dice Prigozhin, secondo cui “la Russia è entrata in guerra per autopromozione dell’esercito“, che chiama “gruppo di bastardi”, perché hanno inviato a morire migliaia di uomini, come ‘carne da cannone‘, nei primi giorni di guerra.

CHI È PRIGOZHIN, CAPO DELLA WAGNER

Ma chi è Prigozhin? Viene chiamato ex cuoco perché effettivamente tutto è cominciato da un chioschetto di hot dog. Non aveva neanche 30 anni quando è uscito di galera, dove aveva scontato la condanna a 13 anni di carcere – poi ridotta a 9 – per furto e altri crimini. Quel chiosco è stata la sua fortuna, perché ha aperto una serie di ristoranti, fino ad una società di catering per il Cremlino e l’esercito. Così si sono aperte per lui le stanze del potere, diventando lo “chef di Putin“. Ma ha fatto molto di più: in primis ha creato una “fabbrica di troll” che secondo gli usa e l’Occidente avrebbe interferito nelle elezioni americane e in altri Paesi alleati. Ma ha soprattutto costruito la potente brigata Wagner, braccio armato del presidente russo, che è intervenuta in Siria, Africa e in Ucraina.

Una milizia privata, perché non è inquadrata istituzionalmente nell’esercito russo pur ricevendo copiosi finanziamenti, ora in rivolta contro lo zar. I segnali non erano mancati: aveva iniziato avvertendo che l’operazione speciale si regge sulla Wagner, con i suoi 50mila uomini schierati. Poi ha attaccato le “colombe” russe, i vertici militari, tacciati di incompetenza. Ad esempio, l’accusa mossa a Shoigu è di aver abbandonato la Wagner sul fronte di Bakhmut senza munizioni né supporto aereo, e addirittura di aver bombardato una sua base nelle scorse ore.