FLOP PRIMARIE PD: RINVIO AL 26 FEBBRAIO? COSA DICONO I CANDIDATI

Il 26 febbraio 2023 saranno passati più di 5 mesi dalle dimissioni ufficiali di Enrico Letta da segretario del Partito Democratico: quella è la data ipotizzata da diversi esponenti Dem per fissare le Primarie Pd, una traslazione rispetto a quella già fissata in Direzione Nazionale a suo tempo per il 19 febbraio. Motivo? Elly Schlein, Stefano Bonaccini, Gianni Cuperlo, Paola De Micheli e gli altri candidati “di bandiera” sono di fatto tutti concordi nello spostare la data di una settimana per non inserirla troppo vicina alla due giorni di Elezioni Regionali in Lombardia e Lazio. Sono stati in particolare le circoscrizioni Pd lombarde e laziali a chiedere il cambio data per non ritrovarsi a tenere i gazebo poche ore dopo le votazioni delle Regionali 2023.



Se in un primo momento Letta aveva tenuto la linea ferma della Direzione, è prevista una nuova riunione collegiale per mercoledì 11 gennaio dove con ogni probabilità si voterà lo slittamento delle Primarie Pd (e del successivo Congresso) al 26 febbraio. Il rinvio dei gazebo a questo punto viene dato quasi per certo in quanto tutte le correnti concorrono – ora, in un primo momento Bonaccini era in disaccordo – ma è lo stesso Governatore dell’Emilia Romagna a punzecchiare la dirigenza dem: «Metterci 5 o 6 mesi per fare un congresso è roba da marziani non da gente che vive nel mondo reale. Cambieremo».



ELLY SCHLEIN PROPONE VOTO ONLINE PER PRIMARIE PD (COME IL M5S)

Ad agitare però le ore precedenti alla nuova Direzione Nazionale del Pd è la proposta della candidata Elly Schlein (appoggiata da Franceschini, Orlando e Boccia) di optare per il voto online già dalle prossime Primarie Pd, esattamente come già accade per il Movimento 5Stelle (prima su Rousseau, ora sulla piattaforma SkyVote). «Per noi la proposta non è affatto archiviata e continuiamo a tenerla sul tavolo», sottolinea l’area attorno alla ex vice di Bonaccini, dopo che diversi esponenti Pd avevano affossato la proposta del voto in rete per il prossimo 26 febbraio. «Visto che anche gli altri candidati hanno delle richieste sul regolamento, come la raccolta firme e i tempi, cerchiamo di trovare una sintesi», chiede un parlamentare Pd che rimane anonimo sull’Adnkronos, «Il no di Stefano Bonaccini è inspiegabile nella situazione in cui ci troviamo. E’ surreale non provare ad allargare la partecipazione. anche allora si cercarono mille alchimie, poi alla fine Bersani cambiò lo Statuto perché capì che i cambiamenti è sempre meglio governarli. E alla fine, poi, vinse».



Poche ore prima infatti il candidato favorito alla vittoria per le Primarie Pd aveva stroncato così l’idea di Schlein: «Io sono qua ad occuparmi di lavoro, di ambiente, di sanità, di scuola, di Mezzogiorno. Preferisco occuparmi di problemi delle persone in carne e ossa, delle regole se ne occuperà la commissione preposta. Se invece di discutere di regole, che ci sono, parlassimo dei problemi dei cittadini, sarebbe anche più facile attrarli a venire a votare. Io ho in mente un partito che nel guardarsi negli occhi con le persone ritrova una sua radice popolare». La controreplica di Elly Schlein non si fa attende, con la candidata Dem che analizza «Non ho mai pensato di sostituire i gazebo, che sono un rito importante, un’occasione di confronto. Propongo di aggiungere uno strumento che il Pd ha già sperimentato, per agevolare una partecipazione più larga. Non dobbiamo avere paura della partecipazione». Secondo il ceo di Multicast Srl, la società che gestisce la piattaforma Sky Vote per il M5s, Giovanni Di Sotto «per mettere in piedi una votazione di questo tipo ci vogliono 48 ore». Per il sindaco di Firenze e n.2 di Bonaccini, Dario Nardella, la proposta di cambiare le regole ad un mese dalle Primarie è fuori tempo massimo: «In linea di principio nessuna contrarietà al voto online, ma dobbiamo essere seri: non possiamo cambiare le regole del gioco in pieno congresso. ora perché non ci impegniamo a favorire la partecipazione piuttosto? Visto che le primarie saranno aperte sarebbe un ulteriore errore pensare al voto online perché si dà per scontato il fallimento dei gazebo. E per aumentare la partecipazione – conclude – sono convinto che servano idee forti più che il voto online». De Micheli sarebbe sulla stessa linea mentre Cuperlo avrebbe lasciato intendere che una discussione sul voto online la si può anche cominciare: appuntamento dunque tutti in Direzione per l’11 gennaio 2023. Ancora si deve votare e già si litiga.